Genova. Forse non era così difficile prevedere che il vero problema non sarebbe stata l’ora di punta mattutina, con tanti lavoratori ancora a casa in smart working e le riaperture che procedono molto lente dopo il lockdown. Il nostro viaggio sui mezzi pubblici tra le 7.30 e le 8 non ha evidenziato particolari problemi, a parte l’uso obbligatorio delle mascherine a bordo che non tutti hanno ancora recepito. Ma è nei quartieri al di fuori dal centro, a loro volta punti di attrazione per le strade collinari, che il trasporto pubblico genovese ha vissuto i maggiori disagi nel primo giorno della fase 2 dell’emergenza coronavirus.
“È un gran casino, un disastro”, lamenta una signora che aspetta da mezz’ora il 385 al capolinea di via Torti, a San Fruttuoso. È il bus che raggiunge la zona di via Donaver e via Imperiale, poco sotto la Madonna del Monte. Sono le 11.20 del mattino. “Quello prima è andato via perché era già pieno. Abbiamo deciso noi di non salire, non ci stavamo. Già prima era così, pochi bus e sempre stracolmi, ma adesso ce ne sono ancora meno, non capiamo perché li abbiano tolti”.
I passeggeri sono soprattutto persone anziane che scendono dalle alture per fare la spesa, poi tornano a casa all’ora di pranzo. Ora, grazie al nuovo decreto e alle ordinanze vigenti, c’è più libertà di spostarsi da casa e così è aumentato anche il flusso di persone che si muovono all’interno del quartiere. Ma non solo: “Io lavoro all’istituto Chiossone – racconta un’altra utente – e ogni giorno devo attraversare la città col 18 per venire qui. Non posso certo andare a piedi e arrivare con la lingua ciondoloni”.
Poi, come un miraggio, il piccolo bus da 8 metri svolta da piazza Terralba e si avvicina al capolinea. Il mezzo carica dieci, dodici persone. Già così osservare un metro di distanza a bordo è pura teoria. I posti a sedere si riempiono in fretta e sale altra gente che deve viaggiare in piedi. Sui sedili mancano ancora i marker per segnalare quelli vietati. Arriveranno nei prossimi giorni, ma se il livello del servizio rimarrà questo sarà ben difficile rispettarli.
Una rapida occhiata alla tabella degli orari e scopriamo che gli abitanti di San Fruttuoso hanno ragione. La frequenza al mattino è di 25 minuti (erano 15 prima dell’emergenza) e non è cambiato nulla rispetto alla settimana scorsa. Il problema riguarda buona parte delle linee collinari, svolte necessariamente con mezzi di ridotte dimensioni perché le strade non consentono di fare altrimenti. Nella vicina Marassi il 381, che serve via Biga, è passato da 12 a 22 minuti. In Valbisagno il 474 (Preli) decurtato da 22 a 40.
Il potenziamento del servizio annunciato da Amt riguarda soprattutto le linee di forza e alcuni quartieri particolarmente popolosi (Quezzi, Borgoratti, Oregina, Castelletto e le alture di Pegli), ma non le collinari che non hanno subito alcun ritocco al rialzo se non nelle ore di punta. Dall’azienda si attendono i dati del monitoraggio a fine giornata e non si escludono ulteriori interventi sugli orari sulla base di ciò che accadrà in queste ore.
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