Dove sono?

Ecco perché le mascherine a prezzo calmierato sono un miraggio. E attenzione alle mezze fregature

Introvabili nelle farmacie, nei supermercati alternative low cost ma poco sicure. Il consiglio dell'esperto: "Acquistate prodotti certificati"

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Genova. “Le vendete quelle a cinquanta centesimi?” – “Finite, forse arrivano settimana prossima”. Alzi la mano che le ha trovate. Perché qualcuno, in effetti, potrebbe anche averle trovate: le mascherine a prezzo calmierato, annunciate dal Governo come soluzione definitiva a carenze e speculazioni, esistono per ora sotto forma di rarità. Oppure, sotto forme che difficilmente riusciamo a ricondurre al termine “mascherina”. A leggere le cronache di questa prima settimana di fase 2 sembra che sia così in tutto il paese, e Genova non fa eccezione.

Intanto una precisazione: non ci sono “le mascherine calmierate”. Non è una categoria di mascherina. Ci sono le mascherine chirurgiche, conformi alla norma tecnica UNI EN 14683:2019, che possono essere vendute a un prezzo unitario massimo di 0,50 euro più Iva per effetto dell’ordinanza del commissario Domenico Arcuri. Questo significa che tutte le mascherine di quel tipo non possono costare più di 61 centesimi l’una, su tutto il territorio nazionale, chiunque sia a metterle in commercio.

La situazione più complessa è quella delle farmacie. “Il problema è l’approvvigionamento – spiega Giuseppe Castello, presidente dell’ordine dei farmacisti di Genova -. Qualcuno aveva ancora delle scorte in giacenza acquistate a un prezzo superiore e le ha messe in vendita alla cifra stabilita dal Governo, ma sono finite in pochi giorni. Ora non è facile trovare aziende che le forniscano a meno di 50 centesimi”. Sui media nazionali si era parlato di accordi a livello centrale per garantire una distribuzione capillare con margini di guadagno molto ridotti (10 centesimi per i farmacisti, 2 centesimi per gli intermediari), ma a quanto pare il meccanismo non ha funzionato.

Grazie a un’intesa con Federfarma, comunque, i farmacisti verranno rimborsati per le perdite sugli avanzi di magazzino, ma non sulle nuove partite. E ovviamente nessuno vuole rimetterci. “Il prezzo è imposto dalla protezione civile, non c’è chi aderisce e chi no – precisa Castello – e posso assicurare che la Guardia di finanza e i Nas controllano di continuo le bolle e le fatture per verificare che i farmacisti non pratichino ricarichi eccessivi. Giustissimo stabilire un prezzo calmierato, ma il problema sta tutto a monte, non dipende da noi”.

In una farmacia di Marassi, per esempio, ci dicono che le mascherine chirurgiche arriveranno forse lunedì. Da mercoledì prossimo arriverà l’ultima tranche di quelle gratuite distribuite dalla Regione, una confezione a testa ritirabile con tessera sanitaria. Altrimenti si può sempre allargare i cordoni della borsa e virare sulle FFP2: quasi 8 euro l’una, altrimenti 20 euro per il pacchetto da tre. Prezzi ancora più elevati per quelle lavabili, che tuttavia sono garantite almeno per un mese. Insomma, chi se lo può permettere non è costretto ad aspettare. Per tutti gli altri, il prezzo calmierato è ancora una pia illusione.

A meno che non si voglia ripiegare su un terreno parecchio insidioso: quello dei supermercati. L’accordo nazionale con Federdistribuzione, Confcommercio e Coop prevedeva che le mascherine a 60 centesimi fossero disponibili in 50mila punti vendita secondo modalità analoghe a quelle delle farmacie. Al momento, per la verità, la situazione è molto variegata. In Liguria, per ora, è impossibile reperire un elenco dei negozi che aderiscono al protocollo, ma dopo aver fatto un giro abbiamo potuto trarre qualche conclusione.

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L’unica insegna che al momento sembra in grado di garantire la presenza di mascherine chirurgiche a prezzo calmierato è Coop. Da qualche giorno nei punti vendita si trovano le classiche chirurgiche di colore azzurro, vendute con marchio CE (quindi certificate e adatte anche all’uso in ambito medico) al prezzo di 3 euro per una confezione da cinque, pienamente conformi all’ordinanza di protezione civile. L’unica limitazione è che ogni cliente può acquistare al massimo una confezione per ogni spesa. Ma Coop ha una base commerciale a Hong Kong, che si chiama Coop Far East, e si avvale perciò di un canale autonomo rispetto a quello di molti concorrenti.

Nei supermercati Conad dovrebbero essere in vendita mascherine dello stesso tipo, ma gran parte delle scorte è terminata e si attendono rifornimenti a partire dalla prossima settimana. Carrefour, che dovrebbe aderire all’accordo, propone invece una mascherina in tessuto sintetico lavabile a 3,90 euro.

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Purtroppo non si tratta di un prezzo calmierato, ma non si tratta neppure di una mascherina efficace visto che il materiale usato – poliammide ed elastomero – non è filtrante e non garantisce il blocco del droplet potenzialmente contagioso. E infatti la confezione avverte che “non è un dispositivo di protezione né un dispositivo medico”.

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Poi ci sono le “vie di mezzo”. Mascherine reperibili a 60 centesimi che non hanno la parvenza delle chirurgiche. Si tratta di semplici panni bianchi di tnt a tre strati, privi del marchio di certificazione europeo, prodotti cioè secondo la deroga prevista dal Dpcm del 17 marzo. Le aziende che mettono in commercio queste mascherine trasmettono all’Inail una sorta di “autocertificazione” che produce effetti solo in caso di controlli che rilevino il mancato rispetto degli standard. Ne abbiamo trovato un pacchetto alla Coop (sempre 3 euro per cinque pezzi) prima che fossero disponibili le chirurgiche certificate.

Queste mascherine sono efficaci? Proteggono chi sta intorno a noi se abbiamo contratto il virus? “Il ragionamento va fatto in base all’obiettivo – risponde Dimitri Sossai, responsabile della prevenzione per l’ospedale San Martino di Genova -. Se si tratta semplicemente di andare al supermercato o sull’autobus possono andare bene, perché immagino che quel materiale, se è davvero tnt, sia in grado di evitare la dispersione delle goccioline di saliva. Ma teniamo presente che quelle mascherine in ospedale non vengono proprio usate perché in situazioni effettivamente a rischio non sono sicure”.

Il consiglio, dunque, è quello di preferire un prodotto di buona qualità: “Meglio acquistare una mascherina certificata“, dice Sossai. Che al momento resta un oggetto introvabile, con buona pace di chi voleva renderlo accessibile a tutti con un prezzo imposto per legge.

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