La protesta

“Convocateci dal vivo”, i lavoratori dello spettacolo in stato di agitazione permanente fotogallery

Chiedono un reddito di continuità per traghettare il settore alla riapertura e una riforma istituzionale dell'intero comparto

"Convocateci del vivo", lavoratori dello spettacolo in stato di agitazione permanente

Genova. Non lavorano da febbraio e da oggi dopo l’ennesimo silenzio alle loro richieste sono in stato di agitazione permanente pronti a un sciopero dell’intero comparto. Sono i lavoratori dello spettacolo, un settore così variegato che è anche difficile contarlo. Sono scesi in piazza in tutta Italia: attori, elettricisti, fonici, sceneggiatori, montatori, scenografi. Alcuni di loro, i più fortunati ad avere un contratto più o meno stabile, sono riusciti a strappare un mese o due di ammortizzatori sociali del settore, per gli altri nulla. E di fronte un futuro incertissimo.

A Genova erano circa 400, mascherine e distanziamento sociale segnato con i gessetti sul selciato: disciplina ma anche tanta determinazione. “Convocateci dal vivo” recita uno degli striscioni e sulle scalinate di palazzo Ducale il documento inviato al Governo su cui ancora non hanno avuto risposte.

“Quest’emergenza ha messo in evidenza una mancanza di tutele e garanzie che ha sempre contraddistinto il nostro settore ma questi mesi è diventata non più trascurabile per cui abbiamo chiesto più volte di avere un confronto con le istituzioni senza ricevere risposte” spiega Elena Dragonetti, attrice e portavoce del neonato coordinamento Emergenza spettacolo Liguria.

“L’ultimo tentativo è stato un documento inviato il 19 maggio in cui abbiamo chiesto risposte su due punti. In primo luogo un reddito di continuità che consenta traghettare il comparto fino alla riapertura reale del settore, non una riapertura parziale come quella che si prospetta il 15 giugno. In secondo luogo chiediamo un tavolo di confronto a cui vogliamo partecipare che discuta della riapertura, dei protocolli di sicurezza, della destinazione dei finanziamenti pubblici e di una riforma strutturale delle normative che regolano questo sistema”.

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