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Caccia al cinghiale, gli animalisti genovesi scrivono a Regione e Enpa sulle zone di addestramento cani

L'associazione suggerisce quello che potrebbe diventare un esempio virtuoso di controllo e gestione

Generica

Genova. L’associazione Animalisti Genovesi ha scritto una lettera alla Regione Liguria in prima battuta, ma anche all’Enpa, per affrontare ancora una volta la questione della caccia al cinghiale e dell’assenza di zone per il rilascio di questi ungulati in libertà, una volta catturati. Ecco la lettera.

In Liguria proseguono senza sosta gli interventi di controllo e cattura dei cinghiali. Come noto, il destino di questi animali è quello di essere abbattuti o destinati a zone di addestramento cani da caccia, nelle quali verranno comunque uccisi dopo aver svolto il loro traumatico compito.

Tutto questo malgrado la legge 157/92 imponga che il controllo delle specie selvatiche debba essere praticato prioritariamente mediante l’utilizzo di metodi ecologici. Nonostante anni di continuo ricorso a metodi cruenti, la presenza dei cinghiali in ambito urbano non accenna a diminuire, mentre continuano a mancare fondamentali opere di prevenzione: recinzioni nei più comuni luoghi di avvicinamento alle città, barriere semovibili per impedire l’uscita dal greto dei maggiori torrenti (Bisagno, Sturla, Letimbro…), protezioni dei terreni coltivati, migliore gestione del ciclo dei rifiuti con cassonetti adeguati, sistemi di segnalazione (progetto Life-Strade) e cartelli di segnalazione attraversamento selvatici nelle strade più a rischio, e così via.

Per questo, uccidere centinaia di esemplari, sulle decine di migliaia che popolano la nostra Regione, resta una pratica non risolutiva, oltre che crudele.

A questo si aggiunge una pesante corresponsabilità della caccia nell’esplosione demografica di questa specie: immissioni a scopo venatorio (“un utilizzo di tipo venatorio che tende a massimizzare la presenza degli animnali sul territorio ed è responsabile di ripopolamenti più o meno massicci e di introduzioni con individui provenienti da regioni geograficamente molto distanti”, da “Biologia e gestione del cinghiale”, ISPRA), inserimenti, legali fino al 2015, di capi meno selvatici provenienti da allevamenti, foraggiamenti leciti e illeciti, la braccata con cani da seguita che destruttura i branchi provocando la maggior prolificità delle giovani femmine.

Nonostante questo, la Regione Liguria ha dato in gestione ad associazioni venatorie e Ambiti Territoriali di Caccia enormi porzioni di territorio adibite a Zone di Addestramento Cani (ZAC): un numero impressionante di ettari di boschi e colline, centinaia di chilometri di recinzioni invalicabili, mentre spesso parchi, scuole e strade cittadine ne sono prive.

Eppure sono le uniche aree recintate nelle quale possano essere conferiti gli esemplari catturati, in seguito all’accoglimento di una interpretazione particolarmente restrittiva data da ISPRA alla legge 221/2015.

Per questo noi chiediamo:

ALLA REGIONE LIGURIA
di destinare almeno una delle ZAC esistenti in ogni Provincia ad area attrezzata per accogliere i cinghiali catturati in ambito urbano, dove possano raggiungere il fine vita naturale e dove potrebbe essere messo in atto il progetto di sterilizzazione dei soli maschi e/o contraccezione tramite pastura;

AL C.R.A.S. ENPA e ad altre strutture che dovessero affiancarvisi
di proporre la propria candidatura a gestire tali aree, che potrebbero accogliere non solo cinghiali ma anche altre specie compatibili e non reinsibili in Natura.

In questo modo la Liguria potrebbe diventare un esempio virtuoso di controllo e gestione di situazioni critiche in maniera etica e finalmente rispettosa delle indicazioni di legge e, soprattutto, degli animali e di quei cittadini che vorrebbero per loro una soluzione non cruenta“.

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