Genova. Continua la campagna informativa dai toni forti dell’ospedale Policlinico San Martino: dopo il post-shock con la foto di una paziente appena estubata, arrivata il meme che richiama alla morte incidentale per sensibilizzare la fetta più giovane della popolazione: ma il post spacca l’opinione pubblica social, riversando sul maggior ospedale della Liguria una valanga di indignazione e critiche.
Proviamo a ricostruire il tutto: anni fa un servizio della Bcc porta alla ribalta il servizio funebre danzante in voga in Ghana, dove le locali pompe funebri, vestite di tutto punto, fanno danzare le bare ai funerali durante la tradizionale festa di addio.
Un video che è rimasto nel sottobosco della rete, fino a poche settimane fa, quando abbinato ad alla canzone elettro dub-dance Astronomia di Tony Igy, diventa un video meme dalla diffusione globale in pochissimi giorni. Il meccanismo è molto semplice: una qualsiasi scena, specie sportiva o di qualsivoglia challenge, è accompagnata dal crescendo della canzone; la scena in pochi instanti degenera in un incidente imprevisto e spesso presumibilmente mortale o molto doloroso, e dopo il topic frame, seguendo il climax del brano, si passa alle immagini del funerale danzante, montato sul ritmo del brano. Una meccanismo già divenuto virale con l’Harlem Shake di qualche anno fa. Ma più delle parole, ecco qualche esempio:
L’abbinamento è quindi quello del gesto folle, sconsiderato, imprudente, che porta ad una fine rovinosa o addirittura alla morte. Orbene questo pomeriggio sulla pagina facebook del Policlinico San Martino l’ufficio stampa pubblica un post con il messaggio di testo “Dal 3 marzo al 28 marzo abbiamo tristemente riscontrato e segnalato all’Istituto Superiore di Sanità 98 decessi per Covid. Solo nelle ultime 24 ore sono stati 11 i decessi, record in negativo da inizio emergenza C’E’ IL SOLE? BENE… FOSSIMO IN VOI noi medici, infermieri e oss STAREMMO A CASA se potessimo. E non in prima linea, PER VOI, qui al San Martino”, e a corredo un foto del funerale danzante del meme.
Boom. Valanga di commenti e condivisioni, con il pubblico diviso in tre parti: chi approva la trovata comunicativa, chi non l’ha capita e critica l’accostamento con la bara portata a spalla, chi, capendola, critica la scelta di una fuori uscita così clamorosa dai canoni comunicativi più tradizionali su un tema così delicato e a nome di un ente il cui ruolo è altro, mostrando indignazione e rabbia.
Un vero e proprio boomerang, con una tempesta di dissenso: “Noi stiamo a casa, ma voi evitate di fare ironia sulla pelle delle persone che non ci sono più. Siete un Ente Pubblico, non la chat degli amici del pub”, si legge, oppure “Dite al social media manager che questo non è un gioco. Se volete veicolare un messaggio serio fatelo seriamente”
Addirittura arrivano anche i messaggi del personale medico che si dissocia: “Buonasera. Mi chiamo Laura e sono un’infermiera dipendente del Policlinico San Martino. Questo tipo di comunicazione, assolutamente non mi rappresenta. Nè come infermiere nè come essere umano”.

Dopo poche ore il responsabile dell’ufficio stampa del San Martino, il giornalista Pietro Pisano, pubblicamente su facebook si assume la responsabilità del post, spiegando il perchè di quell’uscita:
“Mi assumo ogni responsabilità circa quanto pubblicato, sia il 20 marzo scorso, sia nella giornata odierna – scrive – Accetto le inevitabili critiche ma sono azioni che rifarei, nelle vesti di Responsabile dell’Ufficio Stampa del Policlinico. L’immagine porta sotto i riflettori la sottile linea di demarcazione che separa gli atteggiamenti stupidi, irrazionali, irresponsabili dalla morte. La stessa a cui si rischia di andare placidamente incontro se non si rispettano le disposizioni governative e gli accorati e continui appelli di chi si sta facendo in quattro, senza orari, per permettere ai cittadini di tornare alla vita di tutti i giorni. A me, noi del Policlinico non interessa la conta di like, commenti e condivisioni record ottenuti con questa azione, interessa diminuire l’unica conta che scandisce oramai le nostre giornate al Policlinico, quella dei decessi“.
Una scelta fatta, quindi, per raggiungere la popolazione più giovane, anche se, come è noto, facebook è sempre meno un social per giovani , e la cosa rischia di rimanere confinata in quel mondo di adulti che probabilmente sono i primi responsabili della situazione che stiamo vivendo, per le scelte fatte in passato e per quelle dell’oggi. O forse tutto ciò servirà veramente per arrivare ai ragazzi e farli riflettere, in queste lunghe giornate senza scuola. Nel frattempo una risposta è già arrivata, questa è la rete.