Genova. Il varo dell’ultima campata del nuovo Ponte di Genova è sicuramente un evento simbolico importante per tutta la città. Ma ha tanti significati, anche contrastanti.
“Questo ponte andava ricostruito, sarebbe stato impensabile non farlo – scrive il Comitato Liberi cittadini di Certosa – ma nell’ arco temporale intercorso tra il crollo ed il completamento dell’opera si è è instaurata una narrazione che ha trasformato una tragedia in una rinascita di livello mondiale facendo leva unicamente sulla velocità di ricostruzione”
“Si è utilizzata una comunicazione pressante, centrata sulla propaganda, la commemorazione, l’inaugurazione ogni piè sospinto, la sfilata di politici, info- point attrezzati come video game ed ogni artifizio immaginabile per celebrare l’eccezionalità dell’impresa, facendola assurgere a simbolo di una Rinascita e quindi di un futuro luminoso. Una coreografia che oscura e lascia sullo sfondo le numerose e serie implicazioni”.
“Siamo felici di avere il ponte ricostruito, ma non di ritrovarci allo stesso punto di partenza.
Come dicemmo dopo il crollo del ponte, Rinascita è ben altro e soprattutto non è tornare alla non rosea situazione precedente, ma investire in prevenzione, in manutenzione del territorio, trasporti e sanità pubblica, ridare ad una vallata martoriata e ad una città in sofferenza, occupazione dignitosa e servizi adeguati ai bisogni della popolazione. E questa nuova emergenza sanitaria ha dimostrato la grande necessità delle nostre richieste”.
“Rinascita è rendere giustizia alla vittime penalmente, ma anche rimuovendo le cause che hanno prodotto la tragedia – concludono – perchè mai più ci siano morti per incuria e profitto. Rinascita è seguire un imperativo #morale che non può consentire, per rispetto delle vittime e della collettività, che chi si macchiato di un atto criminale possa continuare a ricevere incarichi e a ricavare guadagni. La vita delle persone non può essere barattata per nessun interesse economico.