Roma. Sono ore febbrili, con incontri tra Governo e Regioni, Comuni e parti sindacali: sul tavolo la fase 2, la ripartenza del Paese, o meglio la time-line che ne delineerà le linee guida.
“Autorizzare dalla metà di maggio prima l’apertura dei negozi al dettaglio, poi di bar e ristoranti: la volontà sarebbe di far riaprire i negozi dall’11 maggio e la ristorazione dal 18”. Sembra essere l’ipotesi più concreta emersa tra le tante formulate, con il Governo che avrebbe stilato una possibile time-line delle riaperture.
Questa, secondo quanto si evince da Ansa.it, prevedrebbe quindi lo stop prolungato, oltre il 4 maggio, “ma con la possibilità di eccezioni, come consentire la vendita da asporto per la ristorazione, che si aggiungerebbe alle consegne a domicilio, già permesse”. D’altro canto c’è chi, come il presidente ligure Giovanni Toti, vorrebbe anticipare le novità al 27 aprile, insieme alla ripartenza delle attività strategiche (nella nostra ragione soprattutto la piccola cantieristica navale). Una linea su cui Conte ha invitato a usare prudenza.
A Genova e in Liguria i gestori di bar e ristoranti si stanno già organizzando con doppi turni, asporto e consegne a domicilio. L’idea di installare divisori in plexiglass tra i tavoli è affascinante ma abbastanza fantascientifica. Per molti, poi, una riapertura completa potrebbe essere persino dannosa in termini economici. Ne abbiamo parlato qui.
Inoltre, saranno probabilmente permessi “gli spostamenti anche fuori dal proprio Comune e all’interno delle singole regioni dal 4 maggio, lasciando però in vigore i limiti alla mobilità intra-regionale”. Questo in Liguria vorrebbe dire consentire ai residenti di raggiungere le proprie seconde case al mare o in campagna. Niente di deciso, va chiarito, ma questo sarebbe al momento l’orientamento prevalente.