Genova. “Rinviare tutto all’autunno è una delle possibilità, esattamente quanto saltare direttamente all’anno prossimo. Siamo qui a dire che ci stiamo preparando a qualunque evenienza: a prescindere da quanto durerà il necessario distanziamento fisico, noi ci siamo adesso. E ci saremo nel momento in cui sarà possibile tornare con i grandi eventi in piazza, per le strade e con la gente”
Il coordinamento Liguria Rainbow fa il punto, alla luce dell’emergenza pandemica, sui progetti e le ipotesi per i principali eventi organizzati: Coloratacena, il Liguria Pride Village e la Parata del Liguria Pride.
“Grandi eventi perché la partecipazione di questi anni ha visto numeri importanti, nell’ordine di decine di migliaia di persone – dicono dal coordinamento organizzatore – i linguaggi che usiamo per comunicare la passione per i diritti si muovono sui binari della cultura, dell’associazionismo, dell’arte, della socializzazione, dello sport, della formazione, della discussione e del confronto: tutti ambiti che la quarantena ha congelato fin qui, ma che dobbiamo riconoscere come beni di prima necessità per la vita della persona. Nel rispetto della salute e piuttosto con soluzioni transitorie, tutto questo deve tornare tra noi appena possibile”.
Il coordinamento Liguria Rainbow sta lavorando comunque ad alcuni progetti in streaming per portare un po’ di “Pride” nelle case: “nelle prossime settimane annunceremo le iniziative per questa versione alternativa del Liguria Pride 2020, che celebreremo attraverso trasmissioni e dirette da ora in poi, in equilibrio fra leggerezza e approfondimento, magari anche con una parata online per sabato 13 giugno (data del Pride oggi rinviata), mentre continuano i rapporti con le organizzazioni nazionali e internazionali per aderire al progetto per il Global Pride in programma il 27 giugno”.
Nel comunicato si sottolinea un concetto: “Non parliamo di TORNARE ALLA NORMALITÀ. “Normale” è una parola usata e abusata per giustificare le paure di una società che preferisce chiudersi in se stessa. È questa normalità a opprimerci e ad essere “la macchina apocalittica che ci siamo costruiti – come dice Arundhaty Roy – Nulla potrebbe essere peggio di un ritorno alla normalità”. E non parliamo di GUERRA al coronavirus, né usiamo espressioni come “prima linea” o “trincea”. Perché i governi non si sentano così autorizzati a compromettere la democrazia e a sostituirsi a essa.
Il coronavirus tratta le persone LGBT+ nello stesso modo in cui tratta tutte le altre, senza distinzioni economiche o di genere. Siamo fra le vittime, fra coloro che ci assistono o che continuano a lavorare. O che restano a casa senza uno stipendio. E anche fra chi ha già perso il lavoro. Nonostante ciò, le persone LGBT+ in Italia rimangono “diverse” (senza dare un’accezione positiva alla diversità) agli occhi della legge.
Il Liguria Pride è un bene immateriale della nostra regione. Un bene riconosciuto dalla gente prima che dalla politica. Questa tempesta non ci farà rinunciare alla costruzione di una società migliore: nonostante le difficoltà, stiamo lavorando all’apertura di una sede nel centro storico di Genova, a progetti di formazione, aggregazione e culturali per essere ancora più presenti. Perché anche nella solitudine di questi mesi, insieme sapremo far tornare l’arcobaleno”.