Crisi nera

Fase 2, la rabbia di Ascom: “Un gioco dell’oca, condannati all’incertezza”

Odone: "La crisi oltre che economica sta diventando esistenziale"

Emergenza coronavirus a Genova: mascherine, strade deserte e negozi chiusi

Genova. “Una conferenza stampa in cui viene annunciato un blocco totale delle imprese italiane ancora per settimane. Quello che ha fatto ieri Conte è stato condannare gli imprenditori all’incertezza e prolungare la loro agonia verso la chiusura, cui con forza ci opponiamo”.

Questo il comunicato di fuoco di Ascom Confcommercio di Genova, che nelle decisioni del governo vede ulteriore minaccia alla sopravvivenza di aziende, imprese e intere filiere. “Non dico che non ce l’abbia messa l’intenzione – sottolinea il presidente Paolo Odone – ma la burocrazia italiana sta ammazzando letteralmente tutto: gli aiuti promessi arrivano con il contagocce e con le tempistiche non consoni all’emergenza economica in corso”.

“Gli Italiani hanno dimostrato saggezza e i commercianti grande senso di responsabilità nei confronti dei propri familiari e dei propri dipendenti accettando regole pesantissime pur immersi in una economia già vacillante e, in Liguria provata dalle vicende meteorologiche e relative al dramma del Ponte Morandi – si legge nella nota stampa dell’associazione – A questo punto diventa necessario ed urgente l’erogazione di credito a fondo perduto, moratoria fiscale e su tutti i pagamenti, e un forte sostegno al reddito”.

“E’ come un gioco dell’oca, dove ad ogni turno ci si trova sempre alla casella di partenza – spiega Odone – bisogna rendersi conto che questa è anche una crisi psicologica ed esistenziale per i tanti imprenditori che da settimane stanno passando le notti insonni, dietro alle preoccupazioni di una situazione che sembra non avere vie di uscita”.

“I ristoranti, grazie alla recente ordinanza della Regione, potranno fare vendita per asporto che finora non era consentita di alimenti e bevande ed è un passo avanti, ma ci auguriamo che quella citata dal presidente del Consiglio sia solo una ipotesi di calendario e che si possa, monitorando la situazione sanitaria, anticipare aperture delle nostre imprese”.

“Se la prima preoccupazione di tutti deve essere la salute, qualcuno ci spieghi perché il nostro comparto è stato considerato pur con tutta la nostra buona volontà non degno di contribuire al rilancio dell’economia del paese – conclude la nota – Aprire un negozio, un bar o una qualunque altra attività, con guanti e mascherine e nel rispetto di tutte le regole necessarie, viene considerato più pericoloso che aprire una fabbrica con centinaia di lavoratori”.

Insomma: “C’è tanta rabbia – spiega Paolo Odone – si da atto che il governo programmi ne ha, ma non ne abbiamo visto i risultati al momento. La categoria deve rendersi conto che qualcosa si può ottenere insieme, e solo coesi ci si può preparare per partire, provando a sfruttare i vantaggi riconosciuti che ha la nostra regione”.

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