La misura è colma

Fase 2, bar e ristoranti aperti dal 1 giugno? “Così moriranno migliaia di imprese”

La Fipe contro il “timing” del governo: “Stiamo ancora aspettando la cassa integrazione”

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Genova. “I nostri dipendenti stanno ancora aspettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare, oggi apprendiamo che potremo riaprire dal primo di giugno. Significano altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi”. La Fipe, associazione di categoria dei pubblici esercizi è molto preoccupata, oltre che adirata, dal cronoprogramma annunciato dal premier Giuseppe Conte per la cosiddetta fase 2. Bar e ristoranti – circa 6000 a Genova . insieme a parrucchieri ed estetisti, sarebbero tra gli ultimi a ripartire, il 1 giugno, con solo la possibilità – dal 4 maggio a quella data – di svolgere vendita da asporto. A livello ligure e genovese, l’asporto sarà possibile già da oggi in nome dell’ordinanza regionale.

Ma il problema è ben più ampio. “Forse non è chiaro che si sta condannando il settore della ristorazione e dell’intrattenimento alla chiusura. Moriranno oltre 50.000 imprese e 350.000 persone perderanno il loro posto di lavoro. Bar, ristoranti, pizzerie, catering, intrattenimento, per il quale non esiste neanche una data ipotizzata, stabilimenti balneari sono allo stremo e non saranno in grado di non lavorare per più di un mese”, fa notare la Fipe.

Al momento il settore non ha alcuna certezza in merito agli aiuti e i dipendenti attendono ancora i soldi della cassa integrazione. Avrebbero dovuto arrivare entro il 30 aprile, ora pare si allungherà di un’altra settimana. E poi ci sarà maggio da coprire. “Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti – afferma la nota della Fipe – sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi, nulla si sa quando le misure di sostegno verranno messe in atto. Tutto questo a dispetto sia del buon senso che della classificazione di rischio appena effettuata dall’Inail che indica i Pubblici Esercizi come attività a basso rischio. Questo nonostante la categoria abbia messo a punto protocolli specifici per riaprire in sicurezza. La misura è colma”.

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