Genova. Qualcuno magari si immaginava l’assalto improvviso alla cultura, un po’ come la presunta moltiplicazione dei runner all’inizio del lockdown. Invece la riapertura delle librerie sta avvenendo a singhiozzo, in ordine sparso e senza fiumane di clienti in coda, a Genova come nella maggior parte delle città italiane. Un po’ perché molti indipendenti hanno deciso di tenere chiuso, un po’ perché anche i negozi più grandi sono stati colti alla sprovvista, senza il tempo di adeguarsi alle pesanti norme di sicurezza imposte dai decreti.
Uno dei pochi aperti in città è il Libraccio di via Cairoli. Al momento osserva un orario ridotto, dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 15 alle 18. “Vediamo come funziona per due o tre giorni. Se non dovesse esserci risposta da parte del pubblico lo ridurremo ancora, ma insomma, navighiamo a vista e vediamo giorno per giorno come va”, ci racconta il titolare Marco Marubbi prima di scaricare dal furgone il gel disinfettante da mettere a disposizione del pubblico.
Alle 10 del mattino, nel giro di mezz’ora, si alterna una decina di clienti. Tra questi una mamma a caccia di letture per la bimba, una ragazza che si prepara all’esame di maturità, un appassionato di Balzac, un chitarrista in cerca di testi a tema musicale. Molti telefonano in negozio per chiedere la disponibilità dei titoli desiderati, in modo da non uscire di casa a vuoto.

Qui per entrare è obbligatorio indossare la mascherina e i guanti. Chi non li ha viene invitato a restare sulla soglia e viene servito direttamente dai commessi, che a loro volta lavorano solo con dispositivi di protezione. Obbligatorio rispettare le distanze (per fortuna lo spazio all’interno non manca) e nei prossimi giorni “arriverà una barriera in plexiglass per proteggere la cassa, mentre domani verranno sanificati anche gli impianti di condizionamento”, spiega Marubbi. Anche i libri toccati dai clienti devono essere disinfettati. “Con queste regole mi sa che non ci viene più nessuno in libreria, o perlomeno siamo intimiditi”, lamenta un signore mentre esce abbastanza deluso.

Chiusa, un po’ a sorpresa, la maggiore libreria del centro genovese, la Feltrinelli di via Ceccardi. Servirà almeno una settimana per conformarsi alle normative. “Sono venuto qui apposta per comprare sei libri, io ne leggo novanta all’anno, lei ne ha mai letti così tanti?”, incalza Giovanni, 84 anni, ex parrucchiere e fanatico della lettura. “Ora dovrò cercare un’altra libreria”, inveisce prima di rimettersi in cammino.

Lo ritroviamo infatti in via Luccoli, di fronte a L’Amico ritrovato, libreria indipendente che aprirà domani a orario ridotto, dalle 10 alle 14. Ad avvisare i clienti c’è un cartello: “Martedì 14 aprile chiusi per pulizia straordinaria”. Si riparte mercoledì. Anche Antonio, ex rappresentante editoriale, se ne torna indietro avvilito: “Ero passato soprattutto per salutare, sono miei amici. Per fortuna, tra edicole e commercio online, mi sono organizzato lo stesso per leggere. Ma domani sarò di nuovo qui”, spiega mentre si incammina verso piazza Banchi.
Saracinesche abbassate per oggi anche alla Mondadori, ai chioschi di via XX Settembre, da Book Morning in via della Maddalena. Chiusa, per le stesse ragioni, FalsoDemetrio, libreria in vico San Bernardo. Continua a lavorare con il doppio sistema di delivery e spedizioni anche Bookowski, in vico Valoria.

Il nulla-osta a librai e cartolai, nelle intenzioni del governo, doveva servire a sanare la possibile concorrenza sleale da parte della grande distribuzione che vende spesso le stesse merceologie. Al momento, però, l’idea della cultura su carta che arriva a rischiarare la quarantena è una bella illusione che fa a pugni con la realtà: regole anti-contagio difficili da osservare, costi di esercizio insostenibili con pochi clienti, e magari il rischio per qualche avventore di prendersi una multa. Ché la libreria, in effetti, quasi mai si trova sotto casa.
leggi anche

Coronavirus, l’Amico ritrovato riapre con orario ridotto: “Non è la nostra idea di libreria ma vogliamo dare un segnale”
