Genova. Ogni giorno sono decine le segnalazioni da parte di cittadini che si ritengono multati ingiustamente, nell’ambito delle normative e dei regolamenti sul distanziamento sociale previste dal governo per l’emergenza pandemica. Posto che in futuro, la soluzione per tutti, sarà rivolgersi eventualmente al giudice di pace, diamo spazio al racconto di Leila, 33 anni.
“Sono un medico in formazione in anestesia, obbligata allo smart working da casa per non mettere a rischio la creatura che sta crescendo in me – racconta – come pianificato oggi, mi sono presentata alla visita di screening per anomalie congenite al Gaslini. A causa di problemi burocratici, l’ecografia era stata programmata ma la visita di controllo no quindi mi hanno inserito a fine lista a fine mattinata. Il problema? Un gap di svariate ore tra le due visite e soprattutto la fame. Di conseguenza, terminata la prima visita, avendo valutato con il mio compagno convivente che non conveniva andare e tornare da casa, siamo rimasti in zona ospedale”.
“La questione per le donne con il mio status è l’ipoglicemia – continua Leila – Dunque abbiamo deciso di cercare un forno. Mi sono comprata il mio pezzo di focaccia. Non volendo mangiare in mezzo alla gente, per strada o in ospedale, rischiando il mio stato di salute in una condizione delicata, inoltre non volendo mostrare in pubblico una cosa intima come le immagini di mio figlio abbiamo optato per metterci appartati e consumare lontano da occhi indiscreti”.
La coppia sceglie, però, un luogo non consono. Uno spiazzo al di sotto del muro del depuratore di Sturla, tra le due spiagge e dietro agli scogli, in modo da stare lontani dalla strada, in un luogo privato, ma allo stesso tempo non in spiaggia così da evitare problemi con le forze dell’ordine.
“Il fatto è che ancora prima di sostare camminando lungo il muro, veniamo fermati da agenti della guardia di finanza che ci multano di 400 euro a testa, perché non stiamo rispettando il coprifuoco – racconta la giovane medico – allora, io chiedo ai lettori, oltre ad aver chiesto ai pubblici ufficiali, come cittadina incinta devo stare male, non ho il diritto di mangiare e non ho il diritto di comunicare al padre se suo figlio è maschio o femmina? Secondo loro abbiamo infranto la legge per il fatto che eravamo in spiaggia, a mio avviso il muro del depuratore dietro agli scogli senza vista mare, non è spiaggia né mare, ma un luogo dove potevo appartami e comunicare una bella notizia oltre a svolgere funzioni fisiologiche come nutrirmi. Pasto che poi ho consumato durante la compilazione dei verbali che sono durati un’ora e mezza”.
“Quanto accaduto non si sarebbe svolto se non ci fosse stato una serie di disguidi con 4 ore e mezza tra le due visite e il coronavirus che ha fatto sì che il padre non ha potuto assistere all’ecografia quindi si è perso suo figlio in diretta. Bel regalo, 800 euro in meno per una famiglia, quando abbiamo sempre rispettato il decreto, prendendo aria sul nostro terrazzo di due metri per uno”. conclude amareggiata.