Genova. “Finora le cose sono state relativamente semplici, al di là di alcune categorie dovevamo stare tutti a casa, tutti dovevamo rispettare le stesse regole, con la fase 2 si apre il rischio di conflittualità sociali, per questo sarà necessario che sia il governo sia le amministrazioni locali trovino un sistema normativo perfettamente in equilibrio”.
E’ adesso che il gioco si fa duro, dice Lorenzo Cuocolo, professore ordinario di diritto comparato all’Università di Genova, il giurista chiamato dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti a far parte della nutrita task force “ligure” – a meno che non preferiate chiamarla think tank – che supporterà l’amministrazione nelle scelte in vista del ritorno graduale alla normalità.
Normalità che, secondo il professor Cuocolo, “il 4 maggio non finisce la guerra, la normalità non arriverà nei prossimi mesi, l’orizzonte a cui fare riferimento sotto certi aspetti comprende tutto il 2021”. Sì perché durante la riunione di insediamento della task force, alla quale seguirà l’organizzazione di alcuni tavoli di lavoro tematici, il commissario di Alisa Walter Locatelli ha fatto il punto sulle dinamiche del contagio. E’ vero che oggi la situazione è piuttosto stabile con meno di un contagiato per ogni guarito registrato (r=0,9) ma è anche vero che con le riaperture dal 4 maggio basta un passo falso per tornare ad avere centinaia di nuovi positivi e decessi.
“La linea suggerita dagli epidemiologi è quella di continuare a indicare il distanziamento sociale come regola numero 1 per tutte quelle categorie che potranno restare a casa e lavorare da casa – afferma Cuocolo – ma è chiaro che si cercherà di bilanciare le esigenze economiche di lavoratori e imprese e quelle di salute generale, ma il terzo punto di cui tenere conto, e che è altrettanto fondamentale è quello delle dinamiche sociali”.
Mobilità e traffico da ripensare, armonizzazione dei tempi, gestione dei bambini con le scuole chiuse, differenze generazionali, esigenze individuali e collettive. “Dobbiamo immaginare modelli nuovi e farlo in fretta, altrimenti avremo persone in fila per prendere un autobus, strade bloccate da perenni ingorghi, genitori che dovranno lasciare il lavoro per accudire i figli oppure lasciarli ai nonni aumentando il rischio di contagio, avremo categorie che non capiranno perché altre possono tornare a lavorare”.
L’altro aspetto delicato è quello normativo. Oggi è previsto un nuovo consiglio dei ministri e gli enti locali sono in attesa di capire quale sarà il quadro normativo nazionale preciso per la fase 2. “Solo su quella base si potrà iniziare a pensare a come agire sugli specifici territori con eventuali provvedimenti – spiega il docente – il mio compito sarà quello di supportare gli uffici della Regione per creare provvedimenti inattaccabili da un punto di vista giuridico, che non siano in contrasto con le normative nazionali e che siano a prova di ricorso, perché una cascata di istanze al Tar è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno”.
Il concetto è chiaro. Non sarà facile e non sarà subito, per questo serviranno norme ben fatte e serviranno in fretta. “I cittadini hanno bisogno di indicazioni chiare e al più presto, bisogna studiare le dinamiche delle città e ripensare i tempi e gli spazi dell’esistenza quotidiana, non c’è tempo da perdere, e come nelle maratone, bisogna restare concentrati dall’inizio all’ultimo metro, altrimenti si rischia di vanificare ogni sforzo”.