Genova. Il consiglio generale di Confindustria Genova si è riunito oggi, in videoconferenza, per fare il punto sull’emergenza sanitaria con riguardo alle attività d’impresa.
Con il Dpcm del 22 marzo scorso, circa il 40% delle aziende iscritte all’associazione di categoria ha dovuto interrompere l’attività produttiva in quanto direttamente o indirettamente non compresa tra quelle “essenziali” elencate nell’allegato al decreto.
Le restanti aziende hanno continuato a operare, in molti casi a ranghi molto ridotti, seguendo in modo rigoroso il “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, firmato il 14 marzo tra le parti sociali.
“La rapidità e la drammaticità con cui la pandemia si è manifestata ci hanno trovato tutti impreparati – dicono da Confindustria – gli effetti del suo impatto sul tessuto socio-economico nazionale già oggi sono di una gravità che va oltre le più pessimistiche previsioni dei mesi scorsi, con il Paese già sulla soglia della recessione. La prosecuzione del “lockdown” nell’incertezza della fine dell’emergenza e, soprattutto, senza che sia stato ancora definito un piano di riavvio, graduale e nella massima sicurezza, delle attività industriali e di servizio è motivo di grande preoccupazione per le nostre aziende”.
La discussione all’interno del Consiglio Generale ha messo in evidenza, tra le maggiori criticità, la carenza di liquidità – “problema che temiamo verrà risolto solo parzialmente dell’atteso Dpcm, a causa delle molte disposizioni che non semplificheranno l’accesso al credito da parte delle imprese; il rischio, per le aziende costrette al fermo produttivo e che operano prevalentemente con l’estero, di non poter onorare gli impegni assunti e quindi di perdere quote di mercato a vantaggio dei competitor stranieri. Allo stesso tempo, è emersa la volontà di difendere le filiere non interrompendo la catena dei pagamenti”, sottolineano da Confindustria Genova.
Confindustria Genova è pronta a “condividere, con le Istituzioni e con le Autorità competenti, una proposta per la riapertura progressiva e ragionata delle attività, nel pieno rispetto del Protocollo per la sicurezza dei lavoratori, dopo le festività pasquali. Questo consentirà alle imprese di non vanificare del tutto gli sforzi compiuti fino allo scoppio della pandemia per superare le difficoltà causate dal crollo del Morandi prima e, successivamente, per gestire la crisi economica oramai in atto”.