Genova. Dagli adesivi per le moto alle visiere per proteggersi dal coronavirus. È la storia di un’azienda genovese, la Nuova Algis con sede a Bolzaneto, che si è inventata da zero una nuova produzione per evitare la crisi e la cassa integrazione. “Siamo rimasti qualche giorno cercando di capire cosa sarebbe successo – racconta Mauro Ispulla, titolare della società che ha fondato nel 1990 insieme al fratello Walter -. Ma, anziché piangerci addosso, abbiamo cercato qualcosa da far fare ai nostri ragazzi per non doverli lasciare a casa”.
Un capannone in via Giuseppe Morasso vicino al casello autostradale, circa 4mila metri quadrati di superficie produttiva, una lunga storia nel settore della stampa serigrafica e digitale. Targhe, cartelloni, insegne pubblicitarie, etichette, adesivi, decorazione di veicoli. Soprattutto nel campo dei motori grazie alla collaborazione con la società “sorella” Blackbird Racing di Alessandro Merlo, che tra i clienti illustri vanta la Omp Racing di Ronco Scrivia, fornitrice di accessori per moto e auto da corsa in tutto il mondo.
Poi l’arrivo della pandemia, il blocco di gran parte della produzione (anche se il codice Ateco consente di restare aperti) e il 70% dei dipendenti, una cinquantina in totale tra le due società, finisce in ferie forzate. Ma la necessità aguzza l’ingegno e così nasce l’idea di Face Shield, come l’ha battezzata il settore marketing: una semplice visiera in Pet (lo stesso poliestere usato per le bottigliette di plastica) dello spessore di 300 micron, sostenuta da un elastico che passa dietro alla testa e tenuta in posizione da una fascetta all’altezza della fronte.
“L’abbiamo fatta con materiali che avevamo già in casa – racconta Ispulla -. Il suo principale vantaggio è che si può alzare di novanta gradi senza doversela sfilare e la può indossare agevolmente anche chi porta gli occhiali“. Tra chi ha già preso contatti con la Nuova Algis per testare la visiera c’è il centro Covid-19 di Bari, che vorrebbe valutarla in alternativa ai presidi medici sempre più scarsi. “In realtà non è un vero e proprio dpi, perché non ha alcuna certificazione sanitaria – precisa il titolare -. Ma secondo noi potrà essere molto utile alla comunità, soprattutto a tanti lavoratori che vorranno proteggersi quando riprenderanno le attività”.
Il procedimento di produzione è piuttosto semplice. Si parte da un foglio di Pet, lo stesso che si usa ad esempio per i frontalini dei visori a cristalli liquidi, un macchinario apposito lo taglia secondo i disegni sviluppati al computer, una stampatrice speciale crea il logo interno, e infine un addetto specializzato assembla a mano tutte le componenti: la visiera, la fascetta, l’elastico e i bottoni che lo fissano alla parte schermante. Tutti strumenti che l’azienda utilizzava già, ma rivisitati per uno scopo totalmente diverso.
“Entro la prossima settimana pensiamo di produrre i primi 5mila pezzi, ad oggi siamo quasi a 500. Nel mese di aprile ne faremo dalle 50 alle 100mila, a seconda delle necessità del mercato. Per noi è un prodotto totalmente nuovo, ci stiamo organizzando per essere più veloci possibile”. In questo modo non solo i macchinari resteranno in funzione evitando i costi ben più pesanti della chiusura, ma “da lunedì faremo tornare al lavoro 10-15 persone che avevamo già messo preventivamente in ferie”. E mentre gli uffici sono deserti, i grafici lavorano da casa in smart working e così anche gli amministrativi che dovranno ora gestire la nuova produzione.
Ma se qualcuno volesse comprare la visiera Face Shield, dove la trova e quanto deve pagare? “Sui costi stiamo ancora ragionando, ma il prezzo al pubblico sarà sui 7-8 euro – prosegue Ispulla – mentre per quanto riguarda la distribuzione stiamo cercando di proporla a farmacie, ferramenta, grande distribuzione e varie aziende dell’industria e dell’artigianato. Al momento si può ordinare online sul nostro sito o sui nostri canali social”. Anche il packaging sarà curato dalla Nuova Algis, tenendo in casa l’intero processo.
E mentre una parte della produzione nel settore moto sta andando avanti per non farsi trovare impreparati quando finirà la serrata, l’azienda sta già pensando a nuove idee per sopravvivere in tempi di crisi: allo studio ci sono una mascherina lavabile in tessuto e materiale grafico con le indicazioni di sicurezza per evitare il contagio, in previsione di una notevole richiesta da parte delle imprese. “Vogliamo essere chiari: la nostra azienda non vuole trarre un margine di guadagno – commenta Ispulla -. Vogliamo solo coprire i costi del materiale e quelli del personale che sta tornando al lavoro. Così cerchiamo di fare la nostra parte per dare un aiuto alla comunità”.