Genova. Sembra strano, ma la causa di ciò che accade nel cielo della Liguria è da cercare al polo Nord. Esattamente in quel vortice di aria gelida che da mesi gira compatto a 8mila metri di quota sopra la calotta artica. È per colpa sua se da 35 giorni non vediamo una goccia d’acqua, con tassi di umidità bassissimi. Ed è colpa sua – questa volta il termine è appropriato – se in quarantena abbiamo dovuto contemplare dalla finestra giornate meravigliose che tutto ci ispiravano tranne che stare chiusi in casa. Ma attenzione, perché nulla dura per sempre.
“In questo periodo il clima non dovrebbe essere così secco – spiega Jacopo Zannoni, previsore dell’associazione Limet ed esperto di fenomeni meteo su larga scala – anche perché la primavera in Liguria è la stagione più piovosa. Quello che sta accadendo è super anomalo“.
Già, ma perché accade? “Veniamo da una stagione invernale che ha visto un vortice polare molto coeso e forte, che non ha lasciato spazio all’ingresso di correnti più fredde a latitudini meridionali e quindi al transito di perturbazioni. La stagione sta avanzando in maniera notevole ma il vortice continua a rimanere compatto, si restringe verso nord e questo determina continue espansioni dell’alta pressione”.
Ricordate com’è andato lo scorso inverno? Temperature sopra la media e pochissimi episodi di gelo, con nevicate complessivamente scarse anche sulle vette montuose e in entroterra. Anche in quel caso all’origine di tutto c’era il vortice polare: il freddo è rimasto tutto “intrappolato” sopra il polo Nord per riequilibrare il calore anomalo accumulato durante l’estate. Un fenomeno legato al cambiamento climatico e allo scioglimento dei ghiacci, come abbiamo spiegato in questo articolo.
Cosa succede adesso? In pratica quella colonna d’aria fredda continua a stazionare lassù. E alle nostre latitudini splende continuamente il sole. Qualcosa di simile era accaduto nel 2017, quando Genova chiuse l’anno con una delle cumulate annuali di pioggia più basse di sempre: appena 370 millimetri (in media sono 1.500).
“È molto strano, perché di solito inverni così sono seguiti da primavere fresche e piovose. Comunque, tutto questo prima o poi dovrà finire. E pare che intorno al 23 aprile la situazione possa cambiare radicalmente – spiega Zannoni -. Al momento è impossibile sapere se pioverà e quando pioverà. Ma possiamo dire che ci sarà un cambio di regime. Masse d’aria più fredde raggiungeranno le latitudini meridionali e non avremo più lunghi periodi all’insegna del bel tempo“. Le aspettative, dunque, sono per un mese di maggio all’insegna dell’instabilità. E – lo diciamo con un filo di sarcasmo – non poteva essere altrimenti, visto che andiamo gradualmente verso la fine della segregazione.
E poi, che estate sarà? Troppo presto per trarre conclusioni, ma il pericolo di un’altra stagione torrida c’è: “Quello che sta accadendo ora – prosegue Zannoni di Limet – potrebbe avere conseguenze poco piacevoli per chi odia il caldo. Queste situazioni comportano il rischio di un affossamento delle perturbazioni atlantiche sul lato occidentale dell’Europa. Questo non fa altro che richiamare molta aria calda dall’Africa”. E le ondate di calore, purtroppo, sono anche uno dei fattori decisivi per lo sviluppo di piogge devastanti sulla nostra regione nei mesi autunnali (lo abbiamo spiegato qui).
Ciò che al momento sembra piuttosto lontano, nonostante non piova da oltre un mese, è il rischio di patire la siccità. “È vero che il terreno è secco in superficie, ma sotto i 30 centimetri di profondità c’è ancora umidità e le piante possono attingere”, osserva Zannoni. A maggio, poi, si confida che possa arrivare la pioggia che è mancata finora. Se così non dovesse essere, allora sì, potrebbe diventare un’estate all’insegna dell’emergenza acqua. L’ennesima.