Genova. Il Calp, collettivo autonomo dei lavoratori portuali di Genova, torna a protestare per lo scalo, nel porto di Genova, di una delle cosiddette “navi delle armi”, ossia di un cargo – la Bahri Abha – che trasporta materiale bellico, in questo caso carri armati, destinato ai territori di conflitto come Siria, Yemen, Kashmir.
“Ad oggi in Italia ci sono circa 170000 persone colpite dal virus e più di 20000 morti, nonostante le misure adottate dal governo ogni giorno si segnalano tra i 3 e 4000 nuovi casi è più di 500 decessi. Questa pandemia causa morte, mette in ginocchio l’economia, allarga la maglia della povertà a sempre più persone. Molte categorie sono costrette a rischiare il contagio per non fermare la produzione e distribuzione dei generi di prima necessità” scrivono i portuali del Calp, che in passato hanno anche organizzato manifestazioni di protesta attiva per evitare lo scalo di queste navi a Genova.
“Possiamo stare tranquilli perché abbiamo una classe imprenditoriale e dirigenziale molto seria che tutela i propri cittadini e lavoratori con responsabilità, responsabilità vista da tutti nel far rischiare la propria incolumità a medici, infermieri, oss e volontari non garantendogli gli strumenti necessari allo svolgimento del loro prezioso lavoro – si legge nella nota, sarcastica – ci troviamo nel porto di Genova a lavorare sull’ennesima nave Bhari (Abha) che ovviamente trasporta generi di prima necessità, cioè decine di mezzi blindati venduti dall’industria Usa per alimentare guerre criminali in Siria, Yemen, Kashmir e così via”.
“A questi signori importa solo il loro profitto e non si fermano davanti a niente e nessuno, tanto che per proteggere i loro interessi dispiegano forze dell’ordine in numero cospicuo fuori e dentro il terminal in un momento , vista l’emergenza , dove forse sarebbe meglio fossero al servizio dei propri concittadini”, denunciano dal Calp.