Genova. Primo detenuto del carcere di Marassi positivo al Coronavirus. Lo rende noto il sindacato di polizia penitenziaria SPP. “Da quando si apprende il detenuto, 78 anni, era risultato negativo ai primi due tamponi”, dice il segretario generale del sindacato Aldo
Di Giacomo.
Il Covid-19 è emerso quindi solo al terzo tampone. Il detenuto è stato quindi ricoverato presso l’ospedale San Martino di Genova, dove si trovava comunque da circa un mese.
“Apprendiamo la notizia con preoccupazione, in quanto il detenuto è entrato in contatto con molti colleghi i quali nei giorni scorsi lo hanno accompagnato in ospedale per una visita di controllo – dicono dal sindacato – chiederemo, immediatamente, di sottoporre tutti i poliziotti entrati in contatto al tampone per evitare ulteriori contagi, risulta che il detenuto fosse isolato da quasi un mese escludendo così ogni provabile trasmissione ad altri detenuti”.
Continua Di Giacomo: “Il fronte della sicurezza del personale penitenziario continua a rappresentare una priorità da perseguire con ogni strumento utile. Purtroppo sappiamo bene tutti che le mascherine, unico presidio di sicurezza messo a disposizione della polizia penitenziaria, nella maggior parte delle volte non è a norma ed è distribuita in quantità non sufficienti. Considerato che appare evidente a tutti che l’emergenza coronavirus durerà ancora molto proponiamo all’Amministrazione Penitenziaria l’impiego del casco trasparente protettivo, in termine tecnico “calotta di protezione”, che già è in uso agli operatori sanitari e alle forze dell’ordine che vigilano sulle strade. Questa maschera protettiva contro la trasmissione batterica aerea può coprire tutto il viso per fermare efficacemente polvere, polline, schizzi di liquidi organici, perfino le goccioline contenenti il virus ed aiuta a proteggersi dalla malattia presente nell’aria. Oltre al vantaggio di una più efficace protezione c’è quello economico perché il costo è basso e il suo impiego – a differenza delle mascherine – è duraturo. Forse troppo banale da poterci credere realmente”. Conclude Di Giacomo.