Genova. Non sarà la soluzione definitiva al problema, ma potrebbe esserlo almeno parzialmente. Il Comune di Genova sta pensando come venire incontro alle lavoratrici e ai lavoratori delle mense scolastiche, senza stipendio da febbraio, ovvero da quando sono state chiuse le scuole per via dell’emergenza Coronavirus, e in gran parte senza ammortizzatori sociali, perché non tutte le aziende hanno anticipato gli importi in attesa degli assegni Inps.
In attesa di capire cosa succederà a settembre, se con l’auspicata riapertura delle scuole riapriranno anche le mense, Genova potrebbe essere la prima grande città a coinvolgere almeno un certo numero di lavoratori e lavoratrici delle mense in altre attività. Lo ha spiegato l’assessore al Bilancio del Comune, Pietro Piciocchi, nel corso della commissione consiliare sul tema: “Gli addetti delle mense potrebbero essere riconvertiti alla produzione di kit alimentari, alla produzione di cibi caldi da consegnare poi anche a domicilio sia delle famiglie in difficoltà sia di quelle persone che preferiscono non uscire di casa”. L’ipotesi è nata dalla richiesta di supporto avanzata dalle associazioni del terzo settore che hanno chiesto al Comune di aiutarle per reperire generi alimentari per i loro assistiti.
L’idea è già stata applicata in alcuni comuni medio piccoli italiani, e sarà messa a punto con la direzione Servizi educativi e con la stazione appaltante. Il capitolo mense scolastiche pesa sul bilancio comunale circa 15 milioni di euro all’anno, il 75% dei quali coperti dalle rette, che però sono state sospese. Di qui l’esigenza di riprogrammare l’attività almeno parzialmente. “Il progetto chiaramente non è risolutivo – afferma Piciocchi – ma è quello che può fare il Comune anziché tirare i remi in barca e coinvolgere un certo numero di lavoratori”.
Un altro ambito di reimpiego, se i sindacati accetteranno la riconversione degli addetti, è quello della sanificazione degli edifici pubblici: lavoratori e lavoratrici delle mense potrebbero essere impiegati in scuole, musei, strutture pubbliche nei processi di sanificazione. Il governo ha stanziato 500 mila euro per il Comune di Genova, cifra che dovrà aumentare perché ritenuta insufficiente.
Durante la commissione consiliare l’intervento dei sindacati e dei responsabili di alcune aziende. Si chiede da una parte lo sblocco della cassa integrazione e un’integrazione del reddito, dall’altra di fare in modo che a settembre possa ripartire la ristorazione scolastica. “Altrimenti – dicono le imprese – un settore intero morirà”.
La prima versione dell‘articolo è stata pubblicata con a corredo una fotografia di una addetta alla refezione scolastica di Camst Group. L’azienda però fa sapere di essere estranea rispetto alla problematica trattata nell’articolo “in quanto rientra tra le aziende che hanno anticipato la Fis ai propri dipendenti in Liguria, così come nel resto d’Italia”. La foto è stata quindi sostituita.