Genova. Il giorno dopo l’accordo con il governo che ha stoppato la causa civile, Arcelor Mittal ha aperto la procedura di cassa integrazione per 130 lavoratori dell’Ilva di Cornigliano su poco più di mille dipendenti.
La cassa viene motivata – si legge nel prospetto dell’azienda per l’avvio della procedura – “con il progressivo deteriorarsi degli indicatori del mercato manifatturiero” e “dall’insufficienza della domanda di acciaio”.
I numeri sono cosi suddivisi: 32 impiegati, 14 intermedi e 84 operai. La cassa integrazione durerà 13 settimane a partire dal 30 marzo e sarà a zero ore nelle intenzioni dell’azienda. Mittal ha proposto un incontro ai sindacati per il prossimo 13 marzo.
Lavoratori ed rsu sono sulle barricate e hanno già fissato un’assemblea per lunedì mattina dalle 7.
“E’ inaccettabile che Mittal abbia aperto le procedure per la cassa integrazione a Genova e Novi Ligure e che speri che l’emergenza coronavirus smorzi le proteste dice il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro.
“Azienda e governo hanno trovato l’accordo, con l’unico interesse di uscire dalla causa e garantirsi il possibile divorzio consensuale, e le conseguenze vengono scaricate sui lavoratori – aggiunge – non c’entra niente la crisi di mercato: vogliono disimpegnarsi dalla siderurgia in Italia e quindi con gravissime ripercussioni anche su Genova e Novi Ligure. E’ una vergogna”.
Il clima nello stabilimento di Genova si è fatto immediatamente teso. “Le segreteria stanno valutando tutte le possibile forme di protesta – dice il segretario della Fiom – che potrebbero partire già lunedì dopo che saranno condivise con i lavoratori”. “La crisi è solo una scusa per tagliare personale in uno stabilimento abbandonato da qualsiasi minimo investimento, quindi se non siamo competitivi è una scelta dell’azienda avvallata dal governo – si legge nel volantino dell’rsu che convoca l’assemblea – Non lo accetteremo mai”. All’assemblea parteciperanno anche i lavoratori di Ilva in as