Genova. Le matite e i pennarelli potranno tornare in vendita. Dopo la Regione Piemonte, pioniera in questo frangente, anche la Regione Liguria ha deciso di emettere un’ordinanza che metta una pezza su un problema creato, ormai il 12 marzo scorso, da una circolare ministeriale legata al dpcm sulla chiusura o apertura di alcune attività.
Nel testo del governo, e nella relativa sezione sul sito del ministero, stava – e sta tuttora – scritto così.
“Il responsabile di ogni attività commerciale può esercitare esclusivamente l’attività di vendita dei predetti generi alimentari o di prima necessità ed è, comunque, tenuto a organizzare gli spazi in modo da precludere ai clienti l’accesso a scaffali o corsie in cui siano esposti beni diversi dai predetti. Nel caso in cui ciò non sia possibile, devono essere rimossi dagli scaffali i prodotti la cui vendita non è consentita. Tale regola vale per qualunque giorno di apertura, feriale, prefestivo o festivo”.

Alcune catene o alcuni singoli negozi avevano interpretato questa circolare in maniera rigida impendendo l’acquisto davvero di qualsiasi genere che non fosse di alimentare o farmaceutico.
Escludendo quindi matite, pennarelli e quaderni (come se non fossero una necessità, specialmente in un momento di scuola da casa) ma anche biancheria per la casa, prodotti per l’igiene personale, utensili da cucina e altri oggetti piuttosto fondamentali come gli assorbenti, magari solo al sabato o alla domenica, per ragioni tutte da chiarire.
La giunta regionale ligure, ha annunciato il presidente Giovanni Toti con un post su Facebook con tanto di disegnino inviato da un bambino di 5 anni, ha composto “un’ordinanza per riprendere la vendita nei supermercati dei pennarelli, delle matite, dei quaderni, della colla e di tutto quel materiale con cui i nostri piccoli possono passare il tempo a casa”.

La battaglia dei pennarelli è vinta, almeno in Liguria (e in Piemonte). Ma quella relativa agli altri genere “necessari ma non troppo”, no. Il sito del governo, nella sezione relativa alle Faq, non è ancora stato modificato. Il risultato? Spostamenti più numerosi tra un supermarket e l’altro per cercare ciò di cui si ha bisogno, o il ricorso agli acquisti on line, con tempistiche incerte. E provate voi a chiedere a un ciclo mestruale di attendere la fine del lockdown.