Genova. Mentre i partiti di opposizione ma anche i sindacati e le associazioni di medici e infermieri chiedono a gran voce che la Liguria applichi il metodo avviato da altre regioni (come Veneto, Toscana ed Emilia) ed estenda i tamponi, il governatore Giovanni Toti, fino a ieri decisamente contrario all’opzione, inizia a essere possibilista, pur con mille perplessità.
Questo dopo la riunione con il governo sul tema dei test tampone – i cosiddetti e ormai noti test sierologici – e sull’utilizzo delle mascherine e degli altri dpi. “Su tutti questi temi l’Istituto superiore di sanità ha espresso pareri, in particolare sui test sierologici, di forte perplessità, ma valuteremo, a seconda delle indicazioni che ci daranno gli scienziati e i medici della task force di Alisa, se utilizzarli”.
Secondo Toti non si tratterà comunque di avere “strumenti utili alla cura della malattia ma solo come forma di ricerca a campione che potrebbe darci indicazioni sugli sviluppi futuri e comprendere il numero degli infetti nella nostra regione, anche se in modo approssimativo”. I test sierologici non indicano se una persona è effettivamente positiva, ma se ha sviluppato gli anticorpi al virus, cosa che può essere comunque indicativa.
Il presidente della Regione Liguria spiega inoltre che dall’inizio dell’emergenza la capacità di effettuare tamponi è “aumentata giorno dopo giorno, oggi i laboratori a disposizione sono quattro, ma ad aumentare è anche il numero dei malati, un centinaio al giorno, e questo rende più gravoso l’impegno delle strutture”.
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