Genova. “Anche prima del Covid ero consapevole dei rischi di tipo sanitario che porta con sé il mio lavoro, ma è il mestiere che ho scelto e anche se un po’ di paura ovviamente ce l’ho non ho mai pensato di fermarmi perché per quelle persone io sono parte della famiglia”. Raffaella Callegari è un’operatrice socio-assistenziale che svolge il servizio domiciliare per la cooperativa Agorà. E’ una dei tanti operatori che a Genova si occupa di una delle categorie più fragili, soprattutto con l’esplosione dell’emergenza coronavirus: gli anziani.
“La paura la avvertiamo tutti, noi operatori e soprattutto loro, gli anziani che vivono costantemente con la tv accesa e sanno che potremmo essere proprio noi a portar loro il virus che può ucciderli”. Al momento Raffaella segue cinque persone per una o due ore al giorno: “Per spostarmi da un utente del servizio a un altro uso i mezzi pubblici – racconta – spesso strapieni perché le corse sono ridotte e il rischio di contagio lì è effettivamente alto.
Cosa è cambiato in queste settimane? “Il nostro lavoro non è cambiato ovvio, nonostante i rischi. Abbiamo guanti, mascherine – anche se troppo poche, igienizzanti ma quando hai a che fare con una persona allettata o a cui devi dare da mangiare non puoi rispettare la distanza di sicurezza e il rischio lo senti. Dal punto di vista umano qualcosa cambia perché non ci sono più i gesti affettuosi e il calore che c’era prima ma loro sono ovviamente contenti di vederci, a me alcuni di loro chiamano, mi chiedono come sto, si raccomandano che io vada e non ho mai pensato di fare altrimenti”. Arrivata a casa Raffaella si lava, si cambia e i vestiti finiscono i lavatrice con il Napisan: “Mi lavo le mani continuamente e tra guanti e gel sono distrutte. Speriamo che tutto questo passi in fretta”.
“E’ un momento estremamente difficile per i nostri operatori – racconta Sonia Bruzzone, responsabile del servizio domiciliare di Agorà – ma nessuno di loro ha chiesto di fermarsi o ha rifiutato un servizio. Li abbiamo dotati di dispositivi di protezione individuale che non bastano mai e per fortuna martedì il Comune ci ha chiamato per farci ritirare un po’ di mascherine appena arrivate.
Al momento Agorà ha alcuni operatori in quarantena: “Non sono quelli domiciliari come Raffaella – spiega Bruzzone – ma i cosiddetti custodi, cioè quelli che si occupano per un certo numero di utenti della spesa, dell’accompagnamento alle visite mediche e della somministrazione dei farmaci”. La situazione purtroppo è in evoluzione e anche se al momento nessuno degli anziani in carico ad Agorà è stato colpito dalla malattia “ci sono forse in ballo un paio di casi positivi e di conseguenza gli operatori dovranno andare in quarantena”.
Accanto agli anziani seguiti più assiduamente perché si trovano in condizioni fisiche o psichiche pregare poi ci sono quelli che stanno meglio: “Vanno in giro fregandosene dei divieti e soprattutto del rischio di contagi e su cui non abbiamo ovviamente il minimo controllo”.