Genova. Le imprese liguri nel 2020 potrebbero affrontare una riduzione di fatturato pari al 17,8% nello scenario peggiore dell’emergenza coronavirus. A dirlo è uno studio di Cerved, azienda specializzata nell’analisi di dati finanziari, che tiene conto dell’impatto sulle diverse filiere, in particolare quelle più legate alle ricadute dell’import/export, rispetto alle tendenze verificate nel 2019.
A pesare sui numeri liguri sarebbe soprattutto il drastico calo di ricavi nel settore turistico. Lo studio stima che, a livello nazionale, se l’emergenza si protraesse fino a dicembre 2020 con isolamento totale dell’area europea, gli alberghi incasserebbero il 73,9% in meno, le agenzie di viaggi il 68,8%, le strutture ricettive extra-alberghiere il 64,2%. Su regioni come il Piemonte, invece, influirebbe gravemente lo stop alla produzione automobilistica.
La riduzione di fatturato prevista in Liguria va dal 7,7% nell’ipotesi migliore (fine emergenza a maggio 2020), con una perdita di 4 miliardi, fino al 17,8% nello scenario pessimistico con una perdita di 8,2 miliardi. Neanche un’eventuale ripresa nel 2021 sarebbe in grado di compensare la crisi (in due anni il calo sarebbe del 4,3%). I valori sono sostanzialmente in linea con la media nazionale e non sono comunque tra le performance peggiori, che spettano a Basilicata, Piemonte e Lazio per il peso dell’automotive. Entrambi gli scenari comprendono interventi pubblici a sostegno delle imprese e delle famiglie ed escludono crisi finanziarie innescate dal contagio.
Ma quali sarebbero invece i settori in grado di “guadagnare” dall’emergenza? Indubbiamente il commercio online, che vedrebbe crescere il suo fatturato del 26,3%, ma anche la distribuzione alimentare (più 12,9%) e ovviamente gli apparecchi medicali (11%) e le specialità farmaceutiche (8,5%). Ambiti che, purtroppo, in Liguria non sono particolarmente incisivi.