Genova. Col rientro dell’emergenza negli ospedali stanno tornando gradualmente in vendita nelle farmacie le agognate mascherine per proteggersi dal coronavirus. La settimana scorsa la Regione Liguria ha revocato l’ordinanza che imponeva di requisire tutte le scorte nei negozi e in queste ore i fornitori sono impegnati a soddisfare almeno una parte dell’enorme quantità di richieste arrivate a marzo.
“Nel giro di uno o due giorni dovrebbe arrivare qualcosa – spiega Giuseppe Castello, presidente dell’ordine dei farmacisti di Genova e di Federfarma Liguria -. Piano piano, da quello che sappiamo, le mascherine torneranno disponibili ma non abbiamo alcuna certezza sui tempi. Io, personalmente, non ho mai visto nulla dall’inizio dell’emergenza, se non quelle che ci ha consegnato il Comune, attraverso la protezione civile, per tutelare chi sta a contatto coi clienti al banco”.
Le forniture, in realtà, sono ancora a rischio perché resta valida l’ordinanza della protezione civile nazionale che rende possibile il sequestro delle scorte in caso di necessità negli ospedali. Perciò accade continuamente che molti carichi vengano fermati dall’agenzia delle dogane (è successo pochi giorni fa a Genova) e destinati al sistema sanitario. Altre volte, invece, le regioni di destinazione non reclamano il materiale e così arriva il via libera che apre la strada alla vendita al dettaglio.
Il punto dolente sta nei prezzi, lievitati a livelli esorbitanti. “Una mascherina di tipo chirurgico prima dell’emergenza ci costava due o tre centesimi, una settimana fa una mia collega le ha acquistate a 2,13 euro l’una. È scandaloso, ma purtroppo non avviene solo in Italia”, spiega Castello. Mentre siamo al telefono ci legge in diretta una mail appena arrivata in ufficio: “Un’azienda che non conosco ci ha appena proposto uno stock di mascherine di stoffa in cotone, secondo loro lavabili e riutilizzabili, a 3,50 euro l’una. Io ovviamente non intendo acquistarle, sia per il prezzo sia perché mi fiderei di più di quelle monouso”.
Le mascherine FFP2, quelle usate dai sanitari per evitare il contagio, si possono comprare in questi giorni a circa 7 euro l’una, più di quattro volte il valore di mercato che avevano prima della pandemia. “Ma non dipende certo da noi farmacisti – avverte Castello – perché quelli sono i prezzi applicati dagli intermediari. Posso assicurare che molti colleghi le vendono al pubblico senza guadagnarci nulla. Poi, se ci saranno comportamenti scorretti, prenderemo provvedimenti come ordine professionale. E comunque, se il grossista le fornisce a 4 euro ciascuna, a quella cifra va applicata l’Iva e il margine restante è un ricarico più che giustificabile”.
Alla base ci sono ben noti meccanismi speculativi, ma anche una crisi globale degli approvvigionamenti che, insieme alla crescita incontrollata della domanda, ha fatto impennare il valore della merce. “Noi abbiamo tutti i giorni controlli dei Nas e della guardia di finanza, posso garantire che il problema sta a monte – ribadisce il presidente dei farmacisti genovesi -. La speranza è che l’aumento della produzione anche in Italia possa riportare i prezzi su valori accettabili”.