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Coronavirus, Linea Condivisa: “Applicare anche in Liguria il modello Piacenza, più cure a casa e monitoraggi”

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Genova. La Liguria avvii la sperimentazione del “Modello Piacenza”, protocollo basato su visite domiciliari, cure precoci e controllo da remoto che in Emilia si sta dimostrando particolarmente efficace nel pronto accertamento del contagio da Covid-19 e nella successiva gestione del malato. L’assessore Viale e il Commissario Locatelli si confrontino con i medici liguri che in questi giorni hanno studiato il metodo e la sua applicazione. Sono le richieste dei consiglieri regionali di Linea Condivisa Gianni Pastorino e Francesco Battistini.

«Finora la giunta ha puntato sulla spettacolarizzazione a scapito della programmazione: tende piazzate davanti agli ospedali, mascherine consegnate in piazza; ma poi strutture assegnate all’emergenza Covid che restano vuote, per ragioni ancora tutte da spiegare. Ora è il momento di scelte sistematiche –dichiara il capogruppo Pastorino -.In Liguria il tasso di mortalità da coronavirus è molto alto: 12,25% (377 deceduti a fronte di 3076 contagiati), secondo soltanto a quello della Lombardia (15,5%). Non è spiegabile solo per l’alta incidenza degli anziani nella nostra età media. È un problema di scelte: perché, ad esempio, la Liguria è una fra le regioni in cui si sono effettati meno tamponi?».

«Nella lotta al coronavirus dobbiamo scongiurare quanto più possibile l’ospedalizzazione e il ricorso alla terapia intensiva. Non esistono ricette miracolose, ma metodi che danno risultati: il “Modello Piacenza” si dimostra efficace sia per contenere l’epidemia, sia per incrementare la percentuale di guarigioni, diminuendo al contempo i ricoveri. Un sollievo per la popolazione, ma anche per gli ospedali che in Liguria sono sotto pressione da settimane. Va assolutamente riprodotto sul nostro territorio; e deve andare di pari passo con il potenziamento degli uffici igiene, anello che può saldare le cure domiciliari alla comprensione dell’andamento dell’epidemia – spiegano Pastorino e Battistini -. Parola chiave: “tempestività” dell’intervento. Occorre dunque istituire delle task force territoriali di medici e infermieri, equipaggiate con saturimetri e, soprattutto, con lo strumento più indispensabile, l’ecografo portatile.Gli operatori, opportunamente dotati di dpi, dovrebbero raggiungere rapidamente i pazienti presso le loro abitazioni e verificarne le condizioni di salute. Eseguita una semplice ecografia si potrà stabilire la sussistenza di una polmonite interstiziale. In questo caso sarà prescritta immediatamente la terapia farmacologica, con antivirali e idrossiclorochinina, senza dover attendere l’esito del tampone. Curarsi presso la propria abitazione, laddove possibile, è la soluzione più efficace contro il Covid-19».

«Alla popolazione è soltanto richiesto di contattare la propria ASL, non appena riscontra i sintomi tipici del coronavirus. A diagnosi avvenuta, il paziente dovrà attenersi alle prescrizioni e comunicare costantemente alla task force, “da remoto”, i propri parametri. L’idea del “Modello Piacenza” è chiara: di solito, chi arriva in terapia intensiva ha alle spalle 10-15 giorni di febbre. Bisogna agire precocemente per prevenire la fase più pericolosa, durante la quale si sviluppa la difficoltà respiratoria – concludono Pastorino e Battistini -.Tutto ciò, però, richiede una sostanziale revisione delle scelte politiche. Viale e Locatelli dovranno finalmente accettare quello che noi chiediamo da settimane: rilancio della sanità pubblica, territoriale e domiciliata, a tutela dei cittadini e a vantaggio delle strutture ospedaliere che non reggono più l’urto del Covid-19».

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