Genova. Fare il prima possibile il test con tampone a tutto il personale medico sanitario oggi operativo, insieme a forze dell’ordine e vigili del fuoco, per isolare i positivi asintomatici, che senza saperlo sono una vera e propria “mina vagante e rischio per gli ospedali“.
A dirlo è la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, che ha chiesto a gran voce un differente approccio all’utilizzo dei test per capire la vera estensione del contagio, e quindi isolarne i vettori incosapevoli: “Una scelta che andava fatta settimane fa, ora rischia di essere veramente tardi – ci racconta un medico di base genovese, che preferisce rimanere anonimo – nessuno di noi è stato sottoposto a test di nessun genere, eppure dall’inizio della crisi abbiamo visitato centinaia di persone”.
Sono loro infatti, la categoria un passo dietro a quella trincea in cui stanno combattendo infermieri e dottori negli ospedali e nei reparti: “Siamo stati in prima linea senza saperlo, quando il virus girava senza che i sintomi fossero riconosciuti come Covid-19 – aggiunge – non sappiamo quanti siano passati da nostri studi, e non sappiamo quanti dai nostri studi ne siano usciti contagiati“.
Anche perchè gli studi dei medici di famiglia, lo sappiamo, sono il posto migliore che un virus possa desiderare: “Luoghi d’attesa senza possibilità di mantenere le distanze, frequentati da soggetti in media anziani e già con qualche criticità fisica e un sistema immunitario tendenzialmente debole. Solo a emergenza conclamata sono arrivate raccomandazioni di “fare triage telefonico con meno visite possibili”, con l’arrivo dotazioni straordinarie: “tre maschere FPP2 “che durano 8 ore l’una”, dei copri camice e 100 guanti usa e getta”.
Ma nessun tampone: “Nessuno di noi sa con certezza se è positivo asintomatico o meno – sottolinea ancora – è la cosa è un problema per noi che eventualmente ce lo portiamo a casa, ma soprattutto per le decine di pazienti che abbiamo visitato. Il fatto che in Italia siano oltre 2600 i sanitari infetti (fonte ISS aggiornata al 17 marzo, ndr) dovrebbe far capire che la priorità sarebbe quella di isolare tutti i sanitari e le persone che lavorano a contatto con soggetti a rischio“.
Nelle scorse ore sono arrivate le nuove linee guida di Alisa per la gestione dei tamponi: “Ma ancora sono legate a sintomi palesi e persistenti – spiega – si parla di infezione respiratoria acuta, di pazienti già ricoverati, e lo stesso vale per i sanitari”.
Una controllo che non dovrebbe riguardare solo i medici, ovviamente: “Quanti sono i poliziotti, i vigili del fuoco, il personale pubblico che comunque continua a lavorare a contatto con altre persone, che ha il coronavirus senza mostrarne i sintomi ? E quanti saranno stati i contagi tra colleghi?”. Un controllo che porterebbe all’isolamento di moltissime persone, con il rischio sadi bloccare tutta la “macchina”: “Ma per evitare il collasso della macchina bisogna prima mettere al sicuro la macchina stessa, forse ora è tardi, ma il tampone dovrebbe essere fatto a tutto il personale sanitario, alle forze dell’ordine e a tutti quei lavoratori che sono in contatto con tante persone”.
Tardi ma non impossibile: “Esistono degli esempi di gestione dell’emergenza che partono proprio dal presupposto di far emergere tutti i casi positivi ed isolarli. Non bisogna pensare alla Corea, lo hanno fatto Vo’, e ha funzionato: una volta isolati gli infettati, il numero totale dei malati è crollato nel giro di pochi giorni, e anche il tasso di guarigione è salito, perchè i malati sono stati sottratti ai contatti multipli che rischiano di compromettere le cure”.
Anche l’Oms ha lanciato la campagna “Test, test, test”, ma le indicazioni del nostro Istituto superiore di Sanità vanno in direzione opposta: “Credo che sia un errore che rischiamo di pagare caro, sia in termini di vite umane, sia in termini economici, visto che l’isolamento a cui è sottoposta l’intera popolazione rischia di essere vanificato dagli asintomatici non isolati, che sono la maggioranza di tutti gli infetti”.
leggi anche

Coronavirus, Vigili del Fuoco denunciano: “No tampone ma autocertificazione, se ci ammaliamo è finita”

Coronavirus, nuova procedura in Liguria: ecco come fare la ricetta senza andare dal medico
