Genova. Aggiornamento 6 marzo ore 19. I passeggeri sbarcati il 28 febbraio dalla Msc hanno ricevuto una mail dalla compagnia con le indicazioni sul comportamento da seguire e con l’invito a rivolgersi alle autorità sanitarie del proprio paese.
“Per fortuna avevamo fatto la spesa rientrati in città e abbiamo provviste per qualche giorno, perché fino al 12 marzo non potremo uscire di casa, stiamo bene ma siamo molto, molto arrabbiati”. A parlare sono Marco e Daniela – nomi di fantasia – passeggeri della Msc Opera dal 17 al 28 febbraio. Un viaggio atteso da tempo, goduto appieno, tra panorami e divertimenti a bordo e a terra. Poi il rientro e la scoperta, che insieme a loro, sulla nave, c’era un turista poi risultato positivo al test sul Coronavirus. Vi abbiamo raccontato la notizia qui: al momento la nave dove era a bordo il turista austriaco, e dove l’equipaggio è rimasto lo stesso, è in viaggio con altri passeggeri per Malta dopo che ad Atene e poi a Cipro le autorità sanitarie greche hanno stabilito che non c’erano rischi e quindi non è in atto alcun tipo di isolamento o misura restrittiva nei confronti delle persone a bordo.
“Inizialmente pensavamo a una fake news, la prima volta che abbiamo letto della notizia era il 4 marzo ed era riportata da una piccola testata estera – dice l’uomo – e abbiamo chiamato il 1500 per sicurezza, niente, non sapevano nulla di questa vicenda, ci hanno solo suggerito di sentire il 112“. Intorno alle 10e30 di ieri mattina, 5 marzo, i due sono stati contattati dall’ufficio igiene e prevenzione della Asl. “Per dirci che avremmo dovuto restare chiusi in casa, senza avere contatti con l’esterno o con altre persone fino al 12 marzo”.
Marco e Daniela, in sostanza, hanno fatto quello che ogni cittadino nella loro situazione dovrebbe fare, anche per non incorrere nel penale, ovvero: autodenunciarsi in quanto “contatto di caso”. In base alle normative, anche se fossero stati semplicemente “contatto di contatto” avrebbero comunque dovuto avvertire le autorità sanitarie per capire il da farsi.
“Stiamo bene e non abbiamo sintomi – raccontano – tuttavia avremo problemi con il lavoro, avremo comunque dei disagi per il fatto di restare fermi a casa, ma quello che ci lascia più amareggiati è il trattamento che abbiamo ricevuto da Msc quando abbiamo provato a chiedere informazioni, frasi reticenti, telefonate interrotte, nessun tipo di supporto che ci permettesse di capire se magari quel turista fosse stato a contatto anche con noi, l’unica cosa che ci è stata detta è che la compagnia aveva informato telefonicamente tutti i passeggeri dell’accaduto ma a noi non è mai arrivata alcuna telefonata“.
Marco e Daniela sono arrabbiati. “Msc non ha chiaro assolutamente quale sia la condizione medica dei suoi passeggeri, se ne sono strafregati, anche l’ufficio igiene e prevenzione ci ha riferito che la compagnia non aveva mai comunicato con loro, crediamo che sia assurdo che una compagnia che adotta un comportamento del genere possa operare in Italia”. A bordo della Msc Opera arrivata a Genova il 28 febbraio, oltre alla coppia, tanti altri turisti di varie nazionalità, molti italiani e giapponesi, una comitiva di studenti di Civitavecchia, imbarcata prima che le gite scolastiche fossero vietate.
Quello che è stato fatto, da parte di Msc, è stato un controllo prima della partenza. “All’imbarco abbiamo dovuto assicurare con un’autocertificazione che non avessimo viaggiato nelle cosidette zone rosse, la Cina ma anche i Comuni veneti e lombardi, e poi c’erano dei termoscanner – continua la coppia – al ritorno però nessuno ci ha controllato”.
Il punto è che, ricostruendo quanto accaduto finora relativamente alla Msc Opera, basandosi sulle stesse note e della compagnia crocieristica, si evince che, ad esempio, la stessa compagnia ha – nei confronti dell’emergenza Coronavirus – una sorta di proprio protocollo di sicurezza interno. Nella fattispecie lo stop agli imbarchi per chi sia febbricitante, abbia sintomi riconducibili al Covid19 e sia stato in aree a rischio.
Tuttavia altre compagnie hanno adottato strategie di prevenzione e monitoraggio ben diverse. Basti pensare all’attuale caso della Gnv Rhapsody. Anche in quella situazione, passeggero sbarcato (in Tunisia) risultato positivo quando la nave era già rientrata su Genova, personale a bordo entrato in contatto con il caso positivo. La compagnia ha scelto, però, di mettere il personale in isolamento.
La differenza con la vicenda della Msc Opera è che, a quanto riporta Msc, il turista austriaco non era malato quando era a bordo della nave (ma non è stato controllato fase di in sbarco) ma lo è risultato quando ormai rientrato in patria. Tecnicamente avrebbe potuto ammalarsi il 1 marzo in Austria oppure durante il viaggio di rientro, in pullman, transitando in Lombardia e Veneto.
Un altro dato di cui tenere conto è che né Msc né Costa, che hanno sostanzialmente misure di prevenzione e controllo simili sulle loro navi, hanno mai registrato a bordo, dall’inizio dell’emergenza, casi di Coronavirus.
Resta il fatto che le compagnie di navigazione, crociere, traghetti, cargo, ro-ro, al momento stanno procedendo in ordine sparso per quanto riguarda l’emergenza Coronavirus. Il che non significa che non stiano prendendo provvedimenti ma non esiste un comportamento omogeneo.
L’altra questione è che, in teoria, per decidere o meno l’isolamento, la quarantena o altri tipi di misure in caso di casi sospetti o positivi devono rifarsi alle indicazioni delle autorità sanitarie marittime, straniere e nazionali, come l’Usmaf, che – stando agli ultimi episodi con risvolti anche genovesi, sembra avere parametri leggermente meno severi rispetto alle autorità di terra per quanto riguarda la gestione di “contatti di contatto” e “contatti di caso”.