Sterminati

Coronavirus, il mondo del turismo si arrende alla catastrofe: “Il 2020 è completamente perduto”

Dopo la mazzata di ponte Morandi l'emergenza ha dato il colpo di grazia: "Da soli non ce la facciamo". I sindacati: "Situazione drammatica"

Emergenza coronavirus a Genova: mascherine, strade deserte e negozi chiusi

Genova. “Come ne usciremo? Con la bacchetta magica. Altrimenti la vedo davvero difficile”. Per qualcuno la luce in fondo al tunnel prima o poi arriverà, perché la produzione e le vendite potranno e dovranno ripartire. Ma per certi settori le conseguenze devastanti dell’emergenza coronavirus si trascineranno anche molto oltre la fine delle misure restrittive imposte dal Governo. Tra questi c’è il turismo, che in Liguria vale circa il 7% del Pil.

“Il 2020 è completamente perduto – sentenzia Gianluca Faziola, presidente di Federalberghi Genova -. Alcuni giorni fa dicevamo che i nostri fatturati sarebbero calati del 50%. Ormai anche quella è una previsione ottimistica. Ogni giorno che passa la situazione peggiora. Con un calo dei ricavi che supera la metà del totale, un’azienda sopravvive solo se l’imprenditore ha soldi da metterci di tasca propria”.

Insomma, si dovrà ripartire da zero. E forse anche meno, perché non è detto che tutti restino in piedi. Per gli albergatori genovesi è una crisi senza precedenti. Che arriva a nemmeno due anni dal disastro di ponte Morandi, una ferita che ormai si stava completamente cicatrizzando. “I dati delle prenotazioni per l’inizio della stagione erano in linea con quelli dell’anno scorso – racconta Faziola -. Non si poteva parlare di crisi, anzi. Ma adesso non c’è più nulla, tutto cancellato. Ed è stato così fin dall’inizio dell’emergenza, alla fine di febbraio. Una marea di disdette. Ora non riusciamo a vedere alcuna prospettiva”.

Nella città di Genova gli alberghi veri e propri sono poco più di cento. Chi in questi giorni sta lavorando è perché ospita medici in trasferta o trasfertisti dell’edilizia impegnati nei cantieri pubblici che restano in funzione (del resto anche in quello del nuovo ponte, che non si ferma, non sono mancate le defezioni). Gli altri in realtà non sono costretti a chiudere, proprio perché non è vietato ospitare chi si sposta per ragioni di lavoro o altre urgenze. Quasi tutte le strutture stanno chiedendo l’accesso alla cassa integrazione in deroga o più spesso al fondo di integrazione salariale, che tuttavia prevede meno tutele economiche per i dipendenti.

“Siamo fortemente preoccupati, la situazione è drammatica – spiega Silvia Avanzino, segretario regionale della Fisascat Cisl -. Le grandi strutture rischiano di fare un flop totale. La stagione è gravemente compromessa. Anche se l’emergenza dovesse finire entro l’estate gli stranieri non si muoveranno, e anche recuperare il turismo interno sarà molto difficile. In riviera, se andrà bene, si potrà mantenere un terzo delle presenze. Parliamo comunque di un disastro. Temiamo per la tenuta delle aziende e dell’occupazione”.

Le misure messe in campo finora? “Del tutto insufficienti – prosegue Faziola che rappresenta gli albergatori genovesi -. Nel decreto Cura Italia non c’è praticamente nulla per noi, a parte gli ammortizzatori sociali. Da soli non possiamo farcela a ripartire. Si punta sull’orgoglio nazionale, sulle vacanze in Italia quando sarà tutto finito, ma la gente non avrà più ferie e nemmeno soldi da spendere”.

Una delle misure che Federalberghi ha chiesto a livello nazionale, infatti, è la creazione di un meccanismo per la detrazione fiscale delle spese sostenute per i viaggi sul territorio nazionale come avviene per quelle mediche, oltre a un credito d’imposta del 60% sugli affitti che devono essere pagati anche se l’attività chiude o comunque non incassa nulla. “Poi ci sarà da lavorare molto, soprattutto a livello regionale, sulla promozione. Ma è inutile farlo adesso”, osserva Faziola.

E poi c’è il dramma dei lavoratori stagionali. Rimasti a casa con 600 euro, chiaramente troppo pochi per sostituire un reddito. Un problema che in Liguria, secondo stime della Regione, interessa almeno 8mila persone che rischiano di rimanere disoccupate per tutta l’estate a meno che non arrivino soluzioni mirate nei prossimi provvedimenti adottati dal Governo.

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