Scontro

Coronavirus, il garante ha congelato la serrata dei benzinai annunciata a partire da stasera

Prima i distributori in autostrada poi gli altri. Ma il premier Conte ha detto che il ministero dello Sviluppo economico sta studiando una serie di aiuti per il settore

benzinaio

Genova. L’hanno chiamato serrata e non sciopero e questo – pensavano i sindacati – avrebbe potuto evitare l’intervento della commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Niente da fare. Il garante ha chiesto alle organizzazioni sindacali di revocare subito l’astensione proclamata a partire da questa sera e dalle pompe sulla rete autostradale per poi propagarsi anche agli altri distributori.

Faib Confesercenti, Fegica Cisl, Figisc Anisa Confcommercio non hanno comunque dato comunicazione della revoca e la commissione “accerterà, in seguito all’eventuale apertura del procedimento di valutazione, ogni altra violazione che dovesse emergere”, avverte il garante che impedisce ogni tipo di fermo fino al 30 marzo considerato lo stato di emergenza epidemiologica sul territorio nazionale.

Ieri durante il messaggio alla nazione, tra le altre cose, il premier Giuseppe Conte ha dichiarato: “La ministra De Micheli adotterà un’ordinanza che consentirà di regolamentare l’orario di apertura in modo da assicurare il rifornimento di carburante in tutta la penisola”. Nel pomeriggio si terrà una conference call tra i sindacati e il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli per sviscerare la questione.

I sindacati di categoria sono furiosi: “In un Paese che cerca e spesso trova il modo per far scattare meccanismi di solidarietà, c’è una categoria di persone, oltre 100.000 persone in tutta Italia, che, senza alcuna menzione, ha finora assicurato, senza alcun sostegno né di natura economica, né con attrezzatura sanitaria adeguata, il pubblico servizio essenziale di distribuzione di energia e carburanti per il trasporto di beni e persone.

Il lavoro dei distributori di benzina è crollato dell’85%, “gli operatori lavorano a rischio della propria incolumità e mettendo in pericolo la propria salute, presidiando fisicamente il territorio” dicono. “Noi, da soli, non siamo più nelle condizioni di assicurare né il necessario livello di sicurezza sanitaria, né la sostenibilità economica del servizio”.

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