Stallo

Coronavirus, due tonnellate di mascherine per gli ospedali liguri bloccate a Pechino: “Serve un aereo”

Alcune associazioni hanno acquistato materiale di protezione per donarlo all'Italia ma i due voli appena decollati per Malpensa hanno lasciato il carico a terra

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Genova. Due tonnellate di materiale per la protezione individuale, mascherine FFp2 e chirurgiche ma anche tute e occhiali, duecento scatole destinate agli ospedali italiani e tra questi a quelli genovesi, sono bloccate da due settimane a Pechino nell’area aeroportuale in attesa di essere imbarcate su un volo cargo. Una situazione di stallo denunciata dall’associazione China Friendship Foundation for Peace and development.

Fabio Macelloni, uno dei rappresentanti dell’associazione, ha raccontato l’assurda vicenda. “Spero che la notizia possa sollecitare l’intervento della Protezione Civile o in alternativa lanciare un appello per creare un ponte aereo parallelo da parte delle compagnie aeree, che possa garantire il trasporto di questo e di ulteriore materiale”.

Ecco la lettera:

Non sono bravo a raccontare storie, ecco perché sento che questo script (che è una cronaca) arriverà con successo a destinazione.
Mia moglie, statunitense, ma cinese di origine, si trova a Pechino da Dicembre scorso, bloccata a causa dell’epidemia nel campus della scuola dove lavora. Una nostra comune amica di Shanghai, persona di grande generosità che collabora con l’associazione umanitaria “Hand in Hand” e l’opera pia “Fuzhentang” (entrambe di Shanghai) dopo essersi adoperata per raccogliere fondi e materiale medico da inviare nella regione dello Hubei, come atto di amicizia nei miei confronti (e non solo, come si leggerà) ha messo a disposizione quanto era rimasto inutilizzato presso la sede delle associazioni, dopo che la situazione in Cina si era in parte normalizzata.
Era il 9 marzo, due giorni prima del lock down nel nostro paese, quando le prime due scatole con 3000 fra maschere chirurgiche e ffp2, qualche tuta protettiva, caschi e occhiali (circa 70 Kg di materiale) veniva spedito a loro spese all’Ospedale Internazionale Evangelico di Genova, che tre giorni dopo sarebbe stato interamente convertito in centro COVID-19. A quella spedizione sono seguite altri scatoloni con 500 tute protettive, comprate con denaro raccolto dalle due associazioni, e ancora una volta spedite a loro spese via DHL.
E poi due eventi clamorosi: un paio di donazioni eccezionali e la promessa scaturita da accordi fra i governi Cinese ed Italiano che un cargo governativo italiano avrebbe trasportato il materiale che le associazioni avessero donato ai nostri ospedali.
Con questa prospettiva nella mente, le associazioni hanno acquistato materiale protettivo senza doversi preoccupare dei costi di spedizione, confezionando più di 200 scatoloni contenenti 3500 tute, 20000 mascherine ffp2, 40000 mascherine chirurgiche, 500 occhiali, confezionando di più 2 tonnellate di materiale appositamente prodotto per noi in tempo di record.
Il giorno 13 marzo gli scatoloni erano in un magazzino di stoccaggio pronti per essere imbarcati sul volo cargo per Malpensa, che sarebbe dovuto partire il giorno 14, poi slittato a lunedì 16, quando l’aereo è decollato senza caricare il materiale.
I respiratori per il Nord Italia avevano la precedenza, ci è stato comunicato, ma, assieme a quella che è stata per noi una pugnalata al cuore, è arrivata anche la promessa che il materiale destinato agli ospedali di Brescia, Piacenza, Parma, Genova (che nel frattempo stava allestendo la nave ospedale in porto) e Aosta (dove i medici stavano ormai entrando nei reparti infettivi proteggendosi con tute da veterinaria…) sarebbe stato caricato sul volo del fine settimana successivo, ovvero domani, sabato 28, o domenica 29.
E` stato mio l’ingrato compito di comunicare l’accaduto a tutti gli ospedali, che mi telefonavano o mi scrivevano giornalmente per avere notizie sulle spedizioni: evidentemente non stavano ricevendo materiale protettivo a sufficienza dai canali “ufficiali”.
E oggi (venerdì 27) la seconda pugnalata, non più al cuore, ma alla schiena: neppure questa volta il materiale sarà caricato sull’aereo. Nessuna motivazione plausibile è stata fornita. Forse si tratta dello spazio a bordo? Il cargo più piccolo in dotazione ad Alitalia è un A330, con capacità di carico di 37 tonnellate e mezzo, l’altro in uso alla compagnia è il Boeing 777/200, che ne può portare quasi 57. Non credo che un cargo governativo abbia capienza inferiore, sono quindi stupito che le due tonnellate rappresentate dal nostro materiale non abbiano trovato posto sul volo. E nel frattempo le associazioni hanno fatto produrre altre tute per l’ospedale di Bergamo, portando a 6 gli ospedali che saremmo in grado di aiutare.
Ma non è questo il tempo per le polemiche, è il tempo per trovare rapidamente una soluzione al problema. Rendendo noti questi fatti riusciremo a far arrivare a destinazione questo materiale? C’è un’altra compagnia aerea disposta a mettere a disposizione un aereo per effettuare uno o più voli a Malpensa per trasportare questo ed altro materiale che nel frattempo i nostri amici cinesi stanno procurando grazie alla loro generosità? Pensiamo forse che il fabbisogno di materiale verrà meno dopo questa spedizione?
Non vogliamo più leggere notizie come quella di poco fa sulla CNN, che annuncia la morte di 45 medici italiani in seguito al contagio contratto in ospedale per carenza di protezioni, all’indomani dell’appello disperato che il presidente della Federazione Nazionale Medici, dott. Filippo Anelli, aveva lanciato a pieni polmoni !

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