Genova. “Sto ricevendo una serie una serie di attacchi personali ignobili e vergognosi che ledono non solo la professionalità mia, ma quella di tutte le persone che lavorano con me nella rete infettivologica”. Matteo Bassetti, il primario del San Martino diventato personaggio chiave nella comunicazione nazionale sul coronavirus, non ci sta e sbotta pubblicamente in conferenza stampa dopo aver già mostrato insofferenza sui social.
Com’è andata lo sanno tutti. Due settimane fa il direttore delle malattie infettive del policlinico esprimeva sulle nostre pagine e in numerosi salotti televisivi concetti piuttosto forti: “In Italia nessuno è mai morto di coronavirus”. “Precauzioni? Non servono”. “Gli anziani? Facciano la loro vita normale”. “Chi ha programmato viaggi li faccia tranquillamente”. “È più simile all’influenza che alla peste bubbonica”. Tutto registrato. Messaggi che sono diventati il vessillo di una fazione, prima di scienziati e poi di spettatori, in uno scontro (forse non voluto) tra allarmisti e anti-allarmisti. Lo stesso Bassetti non aveva risparmiato una stoccata al collega-avversario Burioni.
Oggi l’emergenza sanitaria è un fatto oggettivo, soprattutto in Lombardia ma in prospettiva anche in Liguria visto che la Regione sta preparando un piano straordinario di posti letto per far fronte all’esplosione del contagio. E le affermazioni di Bassetti sono diventate improvvisamente la pietra dello scandalo. Lui, però, non rinnega nulla e anzi rivendica il lavoro che sta svolgendo al San Martino.
“Non chiedo che mi si dica grazie ma che almeno non mi si attacchi. Le mie posizioni? Le confermo. Sono contro l’allarmismo perché questo genera panico, e quando si genera il panico il sistema sanitario rischia di andare in tilt perché la gente corre al pronto soccorso. Generare il panico non è uno strumento per governare questa emergenza”.
Dunque nessun passo indietro. “Nessuno ha mai voluto banalizzare, si è semplicemente detto che i numeri alla fine daranno ragione a chi dice che questa è molto simile a un’influenza pandemica, che non vuol dire influenza stagionale. Ma parleremo alla fine di chi ha ragione. Ora lasciamo da parte tutte le polemiche. Ma vi assicuro – conclude coi nervi a fior di pelle il dottor bassetti – che finire la giornata e subire questo tipo di attacchi non è bello per uno che dorme tre ore a notte col telefono sempre acceso”.