Genova. In via Gramsci una lunga fila di saracinesche chiuse. Sono i bazar, i negozi di alimentari e i ristoranti gestiti dalla comunità cinese, che in quella via è particolarmente attiva.
Ma anche l’X-Sushi di piazza Corvetto, uno dei ristoranti all-you-can-eat più noti in città, dove la sera la prenotazione era praticamente obbligatoria, il 26 febbraio ha fatto 20 coperti. Da cui la decisione esplicitata in cartello ai clienti che parla di una chiusura fino “a data da destinarsi”. “Abbiamo deciso di sospendere temporaneamente la nostra attività – si legge nel cartello – per dare un contributo alla nostra comunità nel ridurre al minimo il rischio di diffusione del nuovo virus. Lo abbiamo fatto per tutelare i nostri clienti e i nostri dipendenti augurandoci che la situazione torni alla normalità nel più breve tempo possibile”.
Un cartello ancora più esplicito è quello che compare sulla porta chiusa del ristorante Yukatan di piazza della Vittoria “A causa della ridotta quantità di clienti dovuta alla generale situazione di panico causato dal virus abbiamo deciso di chiudere il ristorante”. che dovrebbe in questo caso riaprire domani. Chiuso anche Yoshi di via Brigate Partigiane e Sushi-Si di via XX settembre ufficialmente per “manutenzione ordinaria”. Accanto ai locali più noti tra centro storico, centro città e quartieri periferici chiusure a pioggia per parrucchieri e negozi.
“Ci sono pochissimi clienti nei locali – conferma Giorgio Wong, portavoce della comunità cinese a Genova – e molti locali hanno deciso di mandare in ferie i dipendenti e chiudere per ridurre i costi. Alcuni stanno approfittando per fare lavori di manutenzione”.
A differenza di quanto accaduto a Milano dove è stata presa una decisione dall’intera comunità “a Genova si è preceduto in ordine sparso e ogni attività ha deciso in completa autonomia, sperando che arrivino tempi migliori ma anche che dal governo arrivino risposti sugli aiuti alle imprese” spiega ancora Wong che alla manifestazione organizzata dalla comunità cinese qualche settimana fa in largo Pertini aveva di fatto anticipato quanto sta accadendo nelle principali città italiane: “si registra un crollo totale delle presenze che sta danneggiando ovviamente noi ma a cascata i nostri fornitori che sono per l’80% italiani” aveva detto.
E così è andata, così come la città senza eventi e con pochissime persone in giro sta danneggiando enormemente bar e ristoranti, indipendentemente dalla nazionalità dei gestori in una crisi di cui al momento non sembra intravedersi la fine.