Genova. La Valle Stura, attraverso i suoi residenti, si è definita in ostaggio delle sue infrastrutture, la cui operatività determina ogni giorno la possibilità di muoversi, andare a lavorare, vivere: negli ultimi mesi tante sono state le criticità emerse, e molti, moltissimi i disagi.
Più volte in questi mesi Genova24 ha testimoniato quanto stava succedendo, documentando la situazione, e raccontando l’epopea quotidiana di chi attraversa questi luoghi. Da dicembre la galleria Bertè è “sotto i ferri”, a seguito del crollo di una parte della volta, e ad oggi rimane ancora chiusa al traffico “sine die”, costringendo chi viaggia sulla A26 al passaggio su di un’unica carreggiata. E poi i restringimenti in direzione nord all’altezza dei viadotti Fado e Pecetti, che ogni giorno generano chilometri di code e decine di minuti di vita “buttati” nel traffico.
Nei mesi scorsi su queste pagine abbiamo riportato lo stato di alcune opere, come i viadotti Gargassa e Piani, alle prese con una apparente mancanza di manutenzione: ma a distanza di settimane che cosa è cambiato? Siamo tornati ancora una volta in Valle, per verificare lo stato dell’arte, accompagnati dai cittadini del Gruppo Viabilità Valle Stura e Orba, che hanno deciso di “adottare i propri viadotti”, portando avanti un monitoraggio “dal basso” finalizzato ad ottenere chiarezza, rapidità di intervento e, soprattutto, sicurezza.
Ancora brutte notizie

Nel nostro tour abbiamo incontrato ancora situazioni in apparenza di criticità, come più volte abbiamo riscontrato in questi mesi sulle nostre autostrade: la prima è che il viadotto Piani, con i sui piloni slavati, caratterizzati da ampie metrature di copriferro mancante è ancora così come lo avevamo lasciato, e al momento non è ancora nota la sua valutazione, non essendo il documento relativo pubblicato sul sito di Aspi ancora aggiornato.

Un brutto aspetto lo restituisce anche il viadotto Biscione (di cui il video) leggermente più a sud, anch’esso ancora senza una valutazione ufficiale pubblica: anche in questo caso alcuni piloni presentano ampie parti di cemento che si sgretola al tocco, come i tondini di ferro che dovrebbe coprire. Tracce di allagamenti sono evidenti all’interno delle pile, mentre in più punti l’impalcato appare slavato da percolamenti dell’acqua piovana probabilmente non correttamente raccolta da pluviali, di cui mancano molte parti.
Incertezze e paure

Siamo andati a “fare visita” anche al viadotto Vegnina, che sembra presentare qualche problema: impalcato e pile sono oggetto di ristrutturazione da diversi mesi, almeno dalla primavera scorsa, ma i cittadini ci segnalano un’area di copriferro recentemente ripristinata, che nuovamente è mancante di alcune parti, con nuovamente i tondini dell’armatura en plein air, ossidati. “Che cosa è successo? Come stanno portando avanti le manutenzioni?”, sono le domande che si pongono i cittadini.

E poi il viadotto Buzero, anch’esso ad oggi senza una valutazione pubblica, compreso nella lista delle opere con “Interventi in corso”: si notano, infatti, parti la cui rasatura del cemento esterna è “fresca”, ma altre parti in cui la slavatura delle travi dell’impalcato persiste, mentre sono evidenti venature del copriferro, con numerosi punti di ruggine. L’intervento c’è stato, è evidente, “ma è terminato? “Può bastare? Qual è lo stato di salute di questo viadotto?”.
Buone notizie?
Qualche buona notizia per fortuna la troviamo sotto questi giganti di calcestruzzo: dopo i lavori iniziati per il Gargassa, il cui aspetto era tra i più inquietanti, i cantieri sono operativi e in apparenza in stato avanzato di lavoro per il viadotto Roccenere, che come il Gargassa e il Piani ha una valutazione di 50 punti: gli operai hanno praticamente terminato di ricomporre la copertura delle pile, e stanno procedendo con stesura di vernici isolanti.

Insomma, per quanto riguarda la Valle Stura qualcosa di sta muovendo, ma per i residenti non è ancora abbastanza, visto che permangono alcune perplessità e molte criticità. E, soprattutto: “Per arrivare a questi interventi è dovuto cadere il Morandi? Questo è un dubbio, forse certezza, che non abbandoneremo mai”. Ed è proprio per questo che la determinazione è quella di chiedere e ottenere giustizia, andando fino in fondo.
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