Genova. Lo dicevamo ieri: l’alleanza tra centrosinistra e Movimento 5 Stelle per le regionali in Liguria è appesa a un filo. E quel filo è sempre più sottile anche perché neanche oggi, come filtra dagli ambienti grillini, arriverà la decisione tanto attesa.
A Roma si incontreranno comunque i parlamentari e il facilitatore Danilo Toninelli, ma a quanto pare sarà solo una riunione tecnica operativa e non il rendez-vous annunciato la settimana scorsa. Il vertice decisivo è stato spostato a lunedì, sempre nella capitale, quando ci saranno Alice Salvatore, la candidata scelta su Rousseau, il reggente Vito Crimi e i consiglieri regionali (tutti a favore dell’alleanza tranne Marco De Ferrari). Un’attesa che ora rischia di spazientire i potenziali alleati.
L’ulteriore ritardo complica il lavoro di chi da settimane sta manovrando per cucire un difficile accordo in chiave anti Toti. Anche perché sabato a Genova ci sarà la prima convention del Partito Democratico al circolo remiero di Pra’, luogo simbolico da cui è partita anche la campagna elettorale delle ultime europee. Sul palco ci sarà anche il vicesegretario nazionale Andrea Orlando, uno dei più strenui fautori dell’alleanza, ma anche un papabile candidato del campo progressista se non si consumeranno le agognate nozze coi cinque stelle.
Il verdetto arriverà (forse) nell’ultimo giorno utile, il 10 febbraio, data improrogabile posta dalla segreteria dem guidata da Simone Farello. Un posticipo che probabilmente rientra nella strategia degli oltranzisti – la stessa Alice Salvatore, l’ex ministro Toninelli e una piccola minoranza degli eletti e della base – per fiaccare la controparte e rendere impossibile l’alleanza.
Ed è per questo che intanto, nel centrosinistra, si ragiona da giorni su un piano alternativo. Il bivio, a quel punto, sarà se puntare sull’uomo di partito alla Bonaccini (in pole position c’è Orlando, ma non dispiace nemmeno la sindaca di Sestri Levante, Valentina Ghio) o su uno dei tanti nomi civici spuntati in questi mesi (Comanducci, Bandiera, Anselmi). O magari proprio Ferruccio Sansa, il candidato numero uno per l’eventuale alleanza, gradito ai vertici nazionali del partito ma in grado anche di attirare il voto disgiunto degli elettori grillini.