Genova. Riassumendo si potrebbe dire che l’inverno ce lo ha rubato tutto il polo Nord. Uno stupefacente meccanismo della natura per riequilibrare ciò che il riscaldamento globale ha sconvolto. È così che i meteorologi spiegano una stagione passata all’insegna delle temperature miti, con pochissima neve caduta sui monti (50 centimetri da dicembre contro una media stagionale di 3 metri) e le cartoline delle spiagge imbiancate consegnate ormai a un polveroso album dei ricordi.
“Abbiamo avuto un vortice polare molto arroccato sull’Artico, con condizioni molto fredde alle alte latitudini che hanno concesso poco a quelle più basse”, spiega Matteo Sacchetti dell’associazione Limet, esperto di analisi climatica su scala globale. Sì, perché la Liguria “non è un sistema chiuso”, ricordano gli esperti. E anche se la nostra regione si distingue per fenomeni particolari (come la tramontana scura, responsabile di gran parte delle nevicate storiche), alla fine subisce le conseguenze di meccanismi molto più importanti.
Alla radice dei mancati inverni c’è lo scioglimento dei ghiacci. Più acqua allo stato liquido significa maggiore capacità di trattenere il calore in estate, quando l’irraggiamento del sole è più diretto. In questo modo diminuisce il cosiddetto “gradiente“, cioè la differenza di temperatura tra i poli e l’equatore. Cosa succede? In pratica il polo Nord tenta di riprendersi in inverno il freddo che gli manca in estate, perché è così che funziona l’atmosfera: cerca costantemente un punto d’equilibrio.
“Il riscaldamento globale influisce nel senso che il polo Nord parte in condizioni troppo calde, quindi deve lanciarsi in mirabolanti recuperi – spiega ancora Sacchetti -. Spesso ci troviamo in autunno con circolazioni ancora tipicamente estive. Nel frattempo la stratosfera si raffredda e abbiamo un recupero tardivo della circolazione invernale che non favorisce le medie latitudini”.
Così accade che a 8mila metri di quota sull’Artico si formi una trottola impazzita di aria gelida che fa ruotare tutti gli strati inferiori, impedendo che questo vortice si indebolisca e scenda sull’Europa, condizione necessaria per avere irruzioni di aria fredda e perciò inverni nevosi. Ma è solo un episodio o sarà così anche nei prossimi anni? “Le eccezioni ci potranno sempre essere, ma questa ormai non è una situazione isolata, sono anni che l’inverno latita e raggiunge aree sempre più ristrette e occasionali del nostro territorio”.
Ma allora possiamo voltare pagina e passare alla primavera? Non ancora. “Purtroppo le gelate non si possono scongiurare – avverte l’esperto -. Se abbiamo masse artiche molto fredde sul polo, nel momento in cui queste dovessero cedere possono scagliarsi come proiettili impazziti a latitudini più basse, non essendo più tenute dal vortice polare”. E quindi mandare in malora gran parte delle attività agricole. “Non possiamo escludere che questo avvenga. Non vuol dire che tornerà l’inverno, ma sono dinamiche turbolente accentuate da queste anomalie”.
Troppo presto per dire come saranno la primavera e l’estate, ma lo scenario complessivo ci dice che i prossimi mesi non dovrebbero riservare sorprese (gelate improvvise a parte): “Il mese di marzo continuerà su questo trend – conclude Sacchetti – poi al 90% in primavera cambierà la circolazione e torneremo a un regime normale da inizio aprile”.