Genova. La città di Genova la bicicletta l’ha voluta, 11 anni fa, ma non si è mai messa a pedalare veramente. Parliamo del bike sharing, il servizio pubblico di noleggio condiviso di biciclette, sbarcato a Genova nel 2009 e, nonostante quello che si potrebbe definire quasi un accanimento terapeutico da parte della pubblica amministrazione, mai decollato. Anzi. Malfunzionamenti, tecnologie obsolete, orografia, mancanza di piste ciclabili, comunicazione: sono diverse i motivi dietro a un flop che si ripete da 11 anni. Tuttavia, sotto forma di bando ministeriale, si intravede la luce in fondo al tunnel.
La (piccola) rete. A Genova ci sono 17 stazioni, sparse un po’ in tutto il centro, tra porto antico e Brignole, con un paio di spot tra Di Negro e la Fiumara. Non sappiamo quante siano le biciclette della flotta (nel 2009 si trattava di bici a pedalata assistita, poi negli anni si è passati a bici standard) ma quelle a disposizione mentre scriviamo degli eventuali utenti sono 3. I numeri sono quelli forniti dal portale Bicincittà, che poi è anche la società che negli anni passati ha vinto la gara bandita dal Comune di Genova per la predisposizione e la gestione tecnica e tecnologica del sistema bike sharing. La gestione amministrativa e la manutenzione del servizio è invece in carico a Smi, servizi metropolitani integrati, alias Genova Parcheggi, partecipata del Comune.
17 stazioni e 3 biciclette a disposizione dicevamo – da Smi precisano che in realtà le bici sono 13. Numeri esigui se li paragoniamo ad altre città dove il bike sharing è gestito da Bicincittà, ad esempio Torino (1000 biciclette, 170 postazioni) ma va da sé Genova “verticale” e complicata non è Torino, non è Modena o Bologna. Non è neppure La Spezia (dove il sistema funziona). “Non possiamo pensare di diventare come Copenaghen – dice Santiago Vacca, amministratore unico di Smi – questo servizio non è mai stato in attivo, rinunciare a un’infrastruttura che esiste sarebbe un peccato ma non possiamo neppure spendere 50 mila euro all’anno per un qualcosa che non è utilizzato”.

Come funziona. Il bike sharing genovese funziona sia per abbonamento sia per chi abbia necessità di corse occasionali. L’abbonamento annuale costa 40 euro e permette di utilizzare gratis le bici per un’ora gratuitamente, poi la tariffa va da un’euro per la seconda mezzora e a salire. L’abbonamento giornaliero costa invece 6 euro (oltre alla tariffazione orario) e può essere utile, ad esempio, per un turista. Un tempo era necessaria una card da avvicinare alle colonnine, il che rendeva molto macchinoso il procedimento, ma lo scorso anno il Comune e Genova Parcheggi hanno presentato la “app” con la quale si poteva usare lo smartphone. Semplice, no?
Per niente. A partire dal fatto che chi cerca su internet come scaricare la app finisce quasi sempre per scaricare quella sbagliata (mobike, vecchio nome del bike sharing a Genova e oggi uno dei sistemi più diffusi al mondo). Poi perché chi ha provato a servirsi del bike sharing a Genova sa che nella migliore delle ipotesi dovrà percorrere a piedi più metri di quanti ne percorrerà in sella, solo che per trovare una bici disponibile, nella peggiore la “app” segnalerà mezzi disponibili in stazioni dove non ce ne sono, oppure segnalerà come fuori servizio stazioni perfettamente funzionanti. Non solo. Basta dare un’occhiata on line alle recensioni della applicazione o del servizio. “Il problema è il sistema di innesto – spiega l’ad di Smi Santiago Vacca – un sistema obsoleto e che troppo spesso va in tilt, cosa che rende difficile all’utente lasciare la bici al suo posto, e se un sistema non funziona mai poi gli utenti si disaffezionano”.
Risultato: meno di 100 abbonamenti e poche decine di utilizzi temporanei. Stiamo parlando di cifre su base annuale. Praticamente nulla. Bicincittà da tempo tenta di “vendere” a Genova la versione 2.0 della app e del servizio, ma scommettere altri 200 mila euro su un cavallo che fino a oggi ha corso mezzo zoppo non è parsa la migliore delle ipotesi. “In più c’è il problema del vandalismo – continua Vacca – qualche tempo fa la stazione a Brignole è stata completamente devastata, non solo le biciclette ma anche le colonnine”.
All’orizzonte, però, una chance di rilancio c’è. Nei mesi scorsi Smi con il Comune di Genova ha partecipato a un bando del ministero dello Sviluppo economico per progetti di mobilità sostenibile nelle grandi città. L’importo richiesto dal Comune per il revamping del bike sharing è di circa 190 mila euro. “Siamo in attesa di sapere se sarà accolto per poter eseguire un intervento che è già stato progettato e per mettere in servizio con il nuovo sistema anche una quarantina di nuove biciclette”. I soldi del bando, per la precisione, sarebbe utilizzati per eseguire l’aggiornamento degli impianti esistenti, colonnine e innesti compresi, e l’immissione in servizio di 26 nuovi mezzi a pedalata assistita.
“Speriamo di avere una risposta a giorni – conclude Vacca – se tutto andrà per il meglio potremmo avere un nuovo bike sharing in tempo per l’arrivo della bella stagione”. Nel frattempo il Comune di Genova potrebbe concretizzare il nuovo “ufficio bici” promesso dall’assessore alla Mobilità Matteo Campora alle associazioni cittadine durante una recente commissione consiliare sulla mobilità dolce.