Genova. A gennaio le merci in partenza e in arrivo dalla Cina nel porto di Genova hanno subito una contrazione del 5%, mentre sette linee di navigazione sono state interrotte per i prossimi tre mesi. Sono le prime conseguenze tangibili del coronavirus che sta tenendo bloccata la produzione nel paese orientale.
A spiegarlo è il presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini: “Il dato molto importante per noi è capire quando la forza lavoro in Cina tornerà nelle fabbriche e nei cantieri. Al momento la situazione è ancora abbastanza ferma anche se stanno iniziando a lavorare per turni, a fasi alterne, perlomeno negli uffici. Questo chiaramente ha provocato un blocco nella produzione e negli scambi”.
I numeri sono già piuttosto allarmanti: “A gennaio il dato sui volumi scambiati nei porti cinesi ha avuto una contrazione del 20% a gennaio. A Genova la contrazione che abbiamo è di circa il 5%, abbiamo cancellazioni di alcuni servizi nei prossimi tre mesi sulla rotta Asia-Europa. Se l’epidemia è controllata sia dal punto di vista della pericolosità del virus sia della diffusione avremo un rallentamento dell’import-export di alcuni mesi, viceversa se il blocco della produzione in Cina durasse più tempo i danni sarebbero più significativi“.
L’impatto finora è contenuto sul traffico delle crociere (a fare il punto della situazione è stato il presidente di Stazioni Marittime Edoardo Monzani) ma a preoccupare sono i dati delle merci. Anche perché la Cina pesa per circa il 20% sull’import-export dello scalo genovese.
“Quindici anni fa abbiamo avuto un’altra epidemia – aggiunge Signorini con riferimento alla Sars -, questa è abbastanza sotto controllo dal punto di vista epidemiologico, il problema è che la Cina pesa il 17% del Pil mondiale, all’epoca pesava il 4%. In Italia ci sono 5 milioni di turisti cinesi, il peso sulle crociere è ancora relativamente contenuto ma in prospettiva è destinato ad aumentare molto. Il tema del controllo delle epidemie lo stiamo affrontando oggi ma dovremo fare pratica anche per il futuro.