La lettera

Coronavirus, Linea Condivisa: “Toti chiude le scuole ma non annulla la cena di Salvini”

coronavirus

Genova. Riceviamo e pubblichiamo da Gianni Pastorino e Francesco Battistini (Linea Condivisa) –
“Toti chiude le scuole, i musei, le biblioteche ma non annulla una cena elettorale e non tutela i lavoratori in un momento di emergenza”.

“Come già dichiarato pubblicamente non condividiamo, nei metodi e nel contenuto, l’ordinanza emessa dal Presidente Toti per “le misure in materia di contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da CODIV-19″. Nei metodi, perché un atto istituzionale di questo tipo dovrebbe avere validità immediata dal momento della firma, ma immaginiamo che gli impegni elettorali abbiano purtroppo avuto la precedenza.

Nei metodi, perché il fatto che durante la conferenza stampa di ieri pomeriggio Toti abbia criticato – in maniera poco velata – la decisione del Rettore dell’Università di Genova di chiudere per una settimana l’Ateneo, salvo poi prendere la stessa decisione, ci lascia perplessi. Viene il dubbio che il governatore sia a conoscenza di fatti che avrebbe dovuto condividere, per lo meno con i membri del consiglio regionale. Ci sono sempre state infatti da parte nostra prese di assunzione di responsabilità nei momenti in cui era necessario unire le forze.

Nei metodi, perché Toti ha deciso unilateralmente di porre in essere un’ordinanza che suscita moltissime perplessità proprio in relazione alla sua efficacia.

Nel contenuto, perché viene da chiedersi se chiudere le scuole mentre i genitori continueranno a lavorare – utilizzando anche mezzi pubblici e frequentando luoghi pubblici – possa obiettivamente essere una soluzione al problema. Senza poi considerare tutte le implicazioni sociali che la mancanza di un servizio fondamentale come quello scolastico genera e pesa sulle famiglie, se non supportato da un’adeguata politica alternativa.

Nel contenuto, perché aver improvvisamente assunto questa posizione, senza confrontarsi con le parti sociali, fa sì che oggi talune imprese – senza una regia condivisa regionale – siano libere di assumere posizioni che penalizzando lavoratori e lavoratrici, scaricando sui dipendenti le conseguenze di un’ordinanza frettolosa e poco lungimirante. Sarebbe necessario che da oggi si cercasse un rapporto di mediazione tra parti datoriali e parti sociali, al fine di favorire dove possibile attività di smart working o telelavoro. Cosa che avremmo suggerito da subito, se fossimo stati coinvolti.

Naturalmente rimangono insoluti moltissimi problemi che meriterebbero un approfondimento. Nell’ordinanza, ad esempio, non sono citate alcune sedi che meriterebbero un’attenzione speciale: centri diurni, centri per disabili, case di riposo… Tutte strutture per le quali sarebbe necessario e auspicabile che, entro la giornata di oggi, gli assessori competenti fornissero linee guida dettagliate e specifiche sui comportamenti da seguire e sulle misure precauzionali da mettere in atto. Sappiamo inoltre esserci particolari problemi anche nel rapporto con i medici di famiglia, che in questo momento non hanno avuto le informazioni necessarie rispetto all’applicazione dell’ordinanza.

Siamo poi al paradosso se pensiamo che sono state vietate le audizioni esterne, quando la prima cosa sensata da fare sarebbe incontrare esperti sul tema durante la Commissione II sulla sanità, per coordinare insieme a loro eventuali future azioni più efficaci.

Insomma, sembra che le soluzioni siano tutte zoppicanti e scatenate più dal panico più che dalla lungimiranza.

Questa mattina abbiamo scritto una lettera al Presidente Toti, mettendoci a disposizione come forza di opposizione e chiedendogli di coinvolgere il consiglio regionale e la conferenza capigruppo in ulteriori e future scelte che riguardino la comunità ligure”.

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