Genova. L’allarme internazionale coronavirus nel 2020 costerà alla Liguria più di 127 milioni in termini di spesa turistica e causerà un calo degli arrivi pari a circa il 3,3% sulla base dell’anno precedente. È quanto stima uno studio di Demoskopika su dati di Istat e Bankitalia, riportato dall’agenzia Dire, che valuta un danno complessivo per l’economia nazionale di circa 5 miliardi di euro.
Il turismo diretto dalla Cina, in realtà, pesa poco sulla salute del settore nella nostra regione. Da gennaio a novembre del 2019, ultimi dati disponibili, sono arrivati a Genova e nelle riviere 60.233 cittadini cinesi, pari a circa il 2,8% degli stranieri e meno dell’1,3% del totale. Numeri che erano già in discesa rispetto al 2018 (-10,69%), anche se fino al 2017 si era registrato un trend di crescita per gli orientali. Il calo stimato da Demoskopika è di 28.122 arrivi (e 38.174 presenze, cioè il numero di pernottamenti effettivi nelle strutture): in pratica un cinese su due quest’anno rinuncerà alle vacanze in Liguria.
Ma gli effetti dell’emergenza sanitaria, secondo l’istituto di ricerca, si ripercuoteranno su tutti i viaggi. Anche quelli dai paesi che per ora sono interessati solo marginalmente dal contagio. Nel complesso in Liguria arriveranno 155.419 turisti in meno (per dare un’idea, nel 2019 sono stati 4,6 milioni senza contare dicembre) per un totale di 398.423 notti perse dagli albergatori. La perdita calcolata sul Pil della regione arriva a 127,3 milioni, di cui solo 44,2 imputabili ai soldi che non spenderanno i cinesi. La componente americana, per fare un esempio, pesa ben 21,9 milioni.
La paura del virus, insomma, scoraggia soprattutto i viaggi più lunghi e tocca giocoforza il settore delle crociere. Il falso allarme a bordo della Costa Smeralda, partita da Savona e rimasta bloccata a Civitavecchia prima di tornare in Liguria, ha aumentato la percezione del rischio. E indotto le compagnie a varare divieti speciali per chi è stato in Cina negli ultimi giorni, oltre a una serie di questionari e controlli in porto che senz’altro non invoglieranno i turisti a imbarcarsi. Gli operatori assicurano che gli asiatici hanno un peso specifico molto basso sull’offerta nel Mediterraneo, ma la ricerca di Demoskopika dimostra che la psicosi non farà distinzioni di nazionalità.
Un altro allarme è pronto a suonare in un altro comparto, quello del commercio. L’immotivata diffidenza verso i cinesi sta spingendo molti a evitare i ristoranti e in generale i negozi gestiti da orientali. Secondo stime di Fipa-Ascom a livello nazionale, negli oltre 5mila ristoranti cinesi in Italia si registra un calo del 70% che corrisponde a 2 milioni persi al giorno. Se si aggiungono i soldi in meno spesi dai turisti cinesi per mangiare in Italia la perdita complessiva nel settore ammonta a 2,5 milioni quotidiani. Numeri che al momento non possono essere contestualizzati sulla Liguria, poiché qui difficilmente i cinesi aderiscono alle associazioni di categoria.