Nessun pericolo

Coronavirus, falso allarme a Genova: il cinese ricoverato al San Martino non è infetto

Aveva sintomi respiratori gravi ma non era un "caso sospetto" secondo la definizione ufficiale: dopo i controlli è stato dimesso. Negativo al test l'uomo in auto-isolamento a Sanremo

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Genova. Non risulta infetto da coronavirus il 20enne cinese appena tornato in Italia e ricoverato in codice rosso al reparto di malattie infettive dell’ospedale San Martino. A garantirlo è il presidente della Regione Giovanni Toti che ha fatto il punto insieme al responsabile della prevenzione di Alisa Filippo Ansaldi e al commissario straordinario Walter Locatelli.

Ed è risultato negativo al test per il coronavirus l’uomo che si era posto in isolamento volontario a Sanremo dopo un viaggio su una nave in Cambogia a bordo della quale era presente un paziente infetto. Continua comunque il periodo di quarantena sotto stretta osservazione delle autorità sanitarie.

Il giovane cinese a Genova, che è stato dimesso già nel primo pomeriggio dopo una visita medica, aveva sintomi respiratori simili al coronavirus e per questo, essendo tornato dalla Cina, è stato sottoposto al protocollo di Alisa che prevede il ricovero precauzionale. Il ragazzo è stato prelevato dagli operatori del 118 al conservatorio Nicolò Paganini nel quartiere di Albaro ed è stato trasportato in codice rosso al reparto malattie infettive del San Martino. Secondo testimoni ha avuto una crisi respiratoria e per questo è stata chiamata l’ambulanza.

“Si tratta di un cittadino cinese, rientrato ben prima del periodo di soglia per il contagio, visitato dai nostri medici e rimandato a casa. Non si trattava di un paziente potenzialmente a rischio”, ha spiegato Toti. “Il cittadino, arrivato al San Martino, si è volontariamente prestato alle analisi ed è stato rimandato a casa. In ogni caso non ha il coronavirus”.

Tecnicamente, ha precisato Ansaldi, il giovane non rientrava nella definizione di caso sospetto. “La definizione di caso sospetto – ha spiegato il direttore della prevenzione di Alisa – scatta in caso di una sindrome respiratoria grave che mostra necessità di ospedalizzazione e proviene da un’area sospetta, oppure un paziente con sindrome influenzale e sospetto contagio da un caso confermato o sospetto, oppure operatori sanitari che hanno prestato cure a pazienti gravi. Successivamente i test di laboratorio permettono di parlare di un caso probabile e poi di caso confermato, quando arrivano i risultati del laboratorio nazionale”.

Per questo il giovane non è stato sottoposto al tampone specifico per coronavirus, anche se con la chiamata al 112 è scattato il protocollo che “scatta comunque, ma non è detto che scatti per un caso vero”, ha ripetuto Toti. Il giovane era rientrato dalla Cina da più di 14 giorni e quindi non è stato ritenuto a rischio di aver contratto la malattia. “È stato un eccessivo allarme, invitiamo a chiamare il 112 con prudenza”, ha ripetuto il governatore.

 

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