Genova. In due anni dall’apertura dei cantieri il filobus sarà il mezzo di trasporto per muoversi su due assi di forza della città, la Valbisagno da Prato alla Foce e il centro da Marassi a Campi. Lo assicura Enrico Musso, mobility manager del Comune, che conferma la fiducia nel Governo e definisce “non realistica” l’eventualità di dover ricorrere ad altre forme di finanziamento per ottenere i 547 milioni chiesti al ministero, ipotesi suggerita pochi giorni fa dallo stesso sindaco Bucci.
“Se arrivassero tutti i soldi che abbiamo chiesto si potrebbe anche fare tutto subito, ma così si paralizza la città – spiega Musso – per questo pensiamo sia meglio cominciare da due dei quattro assi per poi realizzare gli altri due. Il più urgente per ragioni storiche è sicuramente la Valbisagno, ma anche la direttrice centrale è importante. Il percorso, comunque, parte da Marassi e si sviluppa lungo corso Sardegna, sempre in quel territorio”. Meno impellenti il Levante, dove la corsia riservata in corso Europa garantisce comunque un buon servizio su gomma, e il Ponente che “potrà avere migliore giovamento dai treni se finalmente ripartiranno i lavori del nodo ferroviario”.
Tra il dire e il fare c’è appunto la risposta di Roma. “Entro aprile manderemo le integrazioni richieste”, garantisce il mobility manager che deve fare i conti con la fretta di Bucci, convinto di poter ottenere il via libera anche prima. La partenza dei lavori per il trasporto pubblico è la priorità numero uno del sindaco – lo ha ricordato di recente a Genova24 – quindi l’obiettivo è riuscire a comprimere entro il 2020 tutto l’iter per la progettazione e l’affidamento del cantiere. Nel frattempo Tursi si sta portando avanti con le procedure preliminari per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie.
Ma che filobus saranno quelli che, nella visione della giunta Bucci, diventeranno l’ossatura del trasporto pubblico di superficie a Genova? “Nulla a che vedere coi mezzi che circolano oggi sulla linea 20. Probabilmente, quando avremo finito i lavori, quelli saranno già tutti dismessi – assicura Musso -. È difficile convincere la gente a partire da un mezzo che c’è già, ma quello che abbiamo in mente noi assomiglia in tutto e per tutto a un sistema tranviario“. Si tratterà di mezzi con tecnologia IMC (In Motion Charging), in grado cioè di ricaricare una batteria mentre viaggiano connessi alla bifilare così da poter sostenere la marcia ad alimentazione elettrica anche quando sono staccati dalla rete.
Intanto però diminuiscono le speranze di veder circolare il “vermone” da 24 metri che a maggio aveva girato in prova sulle strade del centro. Quello sì che sembrava un tram, sia esteticamente sia per capacità. Ma perché un veicolo di quella lunghezza possa circolare in Italia serve una modifica al codice della strada che per ora non è arrivata. Anche l’addendum alla call ministeriale specifica che non possono essere oggetto di finanziamento “filosnodati o ibridi da 24 metri, perché la loro circolabilità non è ancora prevista dal codice della strada”. I finanziamenti che ha chiesto Genova, quindi, sono per filobus da 18 metri, la stessa dimensione dei bus snodati che oggi servono linee come il 13 e il 17.
Secondo Musso, però, questo non cambia i piani: “Nelle nostre simulazioni abbiamo visto che possiamo ottenere gli stessi risultati con vetture standard, per cui stimiamo una capacità di circa 3mila passeggeri all’ora. Con le corsie protette i filobus saranno molto più performanti”. Il Comune ha chiesto i soldi per poterne comprare 140 da usare in tutta la città. “Se in futuro, invece, saranno abilitati i 24 metri – aggiunge Musso – potremmo decidere di acquistare meno filobus o pensare di sostituirli gradualmente quando termineranno il loro ciclo di vita. In ogni caso l’infrastruttura rimarrà valida”.
Da dove inizieranno i lavori? “Simbolicamente mi piacerebbe dire che si parte da via XX Settembre” dove il filobus, nelle intenzioni di Tursi, passerà al centro della strada con marciapiedi allargati e la pista ciclabile ai lati. Un progetto su cui Musso punta per dare subito un segnale forte di cambiamento in una zona centrale della città: “Dell’attuale filovia non resterà molto, a parte alcuni tratti dove c’è già la corsia riservata al posto giusto e l’infrastruttura adatta, ma sarà un sistema completamente nuovo. E i disagi del cantiere saranno più facili da accettare: il tram avrebbe raso tutto al suolo”.
Lontano dal centro, invece, resta il grande problema della Valbisagno dove sarà impossibile evitare la promiscuità dei filobus col traffico privato in alcuni tratti stradali particolarmente stretti. “I genovesi devono capire che puntiamo decisamente sulla sostenibilità, quindi non avremo corsie gialle con auto parcheggiate in divieto di sosta, ci andremo giù pesanti – assicura il mobility manager – ma dove le intersezioni e le sezioni sono tali da non consentire soluzioni alternative non potremo agire in altro modo”. Allo studio c’è l’istituzione di una zona a traffico limitato in alcuni punti della sponda destra con deviazione del traffico di transito su quella opposta, ma il progetto è difficile perché dipende dalla posizione dei ponti e delle strade che collegano i quartieri collinari.