Genova. “I dati definitivi li stiamo ancora aspettando ma nel complesso possiamo dire che nel 2019 c’è stato un calo complessivo del traffico merci tra il 2 e il 4%“. Il primo bilancio del porto nell’anno appena concluso lo traccia il presidente Paolo Emilio Signorini al termine del primo comitato di gestione del 2020. Numeri che non sono ancora precisi ma che purtroppo parlano chiaro: “Abbiamo un lieve andamento negativo”, conferma. E adesso c’è pure l’allarme coronavirus che minaccia di ripercuotersi sui traffici dalla Cina con conseguenze ancora più preoccupanti.
Che cosa è successo? “In parte si tratta di fattori congiunturali – spiega Signorini -. Altri porti del Mediterraneo occidentale e del Nord Europa hanno avuto situazioni difficili: prima i daxi, poi la Brexit, poi le altre questioni internazionali, ora vedremo che effetti avrà il virus cinese”. Ma all’origine di tutti i mali c’è sempre lei: l’emergenza infrastrutture. A partire da ponte Morandi. “È indubbio che Genova, che cresceva molto bene e molto meglio di altri, dal 14 agosto 2018 è entrata in una situazione di fibrillazione pressoché costante che ci ha fatto perdere qualche punto percentuale”.
Il presidente del porto ripercorre i numeri degli ultimi anni e la spiegazione appare logica: “Nel 2017 eravamo cresciuti del 15%. Poi, nei primi sette mesi del 2018 viaggiavamo al 5%, quindi c’era una crescita, anche se minore”. Poi il tracollo che in pratica ha solo fermato il trend positivo, con una chiusura in pari rispetto all’anno precedente. “Nei primi cinque mesi del 2019 – prosegue Signorini – abbiamo pagato ancora ponte Morandi, poi Genova ha avuto un trimestre ottimo. Ma a quel punto sono iniziati i drammi autostradali che sicuramente hanno pesato”.
Determinanti, insomma, sono stati gli ultimi mesi dell’anno. Un disastro in crescendo: prima l’emergenza maltempo, poi il crollo del viadotto della A6 a Savona seguito pochi giorni dopo dalla surreale chiusura dell’autostrada A26 per i controlli imposti dalla magistratura. Viabilità nel caos e situazione che si aggrava ancora a fine anno dopo il crollo nella galleria Bertè, sempre in Valle Stura. Risultato? “Una débacle”, per dirla nelle parole di Signorini.
Le disgrazie non sembrano essere finite. Perché il virus cinese che ora spaventa tutto il mondo rischia di avere pesanti conseguenze anche sui traffici portuali genovesi. “Una stima che ho letto questa mattina – spiega Signorini – è di una possibile contrazione del 6% dell’economia cinese sull’ultimo trimestre. E’ chiaro che noi stiamo parlando di un partner commerciale che in termini di attività container nel porto di Genova pesa per il 15-20%, quindi se vi fosse una contrazione severa degli scambi con la Cina per il porto ci sarebbero effetti negativi che dovremmo pensare di affrontare o attenuare in qualche modo”.
Per Signorini tuttavia è presto per fare valutazioni troppo dettagliate: “E’ un po presto ancora per capire se ci saranno questi contraccolpi sull’import-export di merci dove tutto sommato – commenta ancora il presidente del porto – credo sia possibile gestire le persone che assistono una nave cargo con misure sanitarie precauzionali in quanto poi i cargo che trasportano merci non presentato problematiche per la salute”.
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