Genova. Si svolgeranno lunedì 13 gennaio alle 11.45 presso la cappella del cimitero protestante di Staglieno i funerali del fotografo genovese Stefano Goldberg, scomparso domenica 5 gennaio a causa di un malore durante un’escursione a punta Martin.
A informare i tantissimi amici di Stefano, che in queste ore non si danno pace, è il collega fotografo Michele Rossi a cui Genova24 ha chiesto di ricordare quello che lui stesso in un lungo post su Facebook ha definito “il mio più grande amico”.
“Odiava gli orpelli e certe edulcorazioni nella fotografia come nella vita – racconta Rossi – Aveva un forte rapporto con gli aspetti più puri dell’esistenza. Era molto sorridente e molto di compagnia ma era insieme una persona spessa e complessa”.
Stefano era una figura eclettica, piena di interessi: “Amava la montagna, in particolare le Dolomiti dove andava spesso con la mamma, ma anche il mare. Amava scrivere e disegnare. Amava la musica: era un bravo chitarrista e collaborava con diversi gruppi bluegrass e poi la sera faceva cantare noi, i suoi stonatissimi amici”.
Oltre gli interessi e gli hobby c’era la fotografia che era insieme il suo lavoro e la più grande delle sue passioni. “Abbiamo cominciato insieme oltre trent’anni fa – racconta – con una collaborazione fatta di spunti, scambi, tanti viaggi e anche tante sperimentazioni che facemmo quando abitavamo insieme nel quartiere di San Martino a metà anni Novanta”.
Goldberg si era affermato come fotografo proprio a partire da quel periodo prima fotografando i cantieri dell’Expo, collaborando spesso sempre con Renzo Piano e poi lavorando con grandi aziende nazionali da Fincantieri ad Ansaldo. Quindici anni fa era diventato socio dell’agenzia Publifoto, dove era rimasto fino all’anno scorso.
Accanto alla specializzazione tuttavia Stefano seguiva con interesse la vita della sua città immortalandone i momenti storici, dai funerali di De André o quelli di Don Gallo al Gay Pride.
Amava moltissimo la montagna, le arrampicate e le escursioni che faceva con gli amici, con il gruppo del Cai o anche da solo “perché in quel modo riusciva a staccare da tutto”.
Punta Martin “era uno dei suoi posti preferiti dove portava anche noi” dice ancora l’amico Michele che che conclude così il lungo post in memoria a ricordo di Stefano: “Era un’anima sfolgorante. Bastava poco tempo ché ti affascinasse e riuscisse a sbriciolare ogni tuo filtro. Rimanevi nudo. Lui no, però. Stefano è dentro di noi. Stefano è le nostre fragilità. Stefano mi ha insegnato a non vergognarmi delle mie, di fragilità. Mi ha anche insegnato a distruggere i condizionali e a far correre parallelamente intenzioni ed azioni. Ne abbiamo passate di ogni. È stato il mio più grande amico e ne vado fiero”.