Genova. Una mattina qualunque, all’indomani di una qualunque notte di movida. Sigarette, cartacce, ma soprattutto bicchieri di plastica e cannucce. Tutto il contrario di un red carpet quello steso in salita Pollaiuoli nella foto scattata da un commerciante, il gestore di un locale, che quindi sa bene che la movida non va cancellata, ma normata forse sì.
La strada è una delle principali vie di accesso al centro storico, sulla direttrice che dal via San Lorenzo porta a vicoli di Sant’Agostino e di San Bernardo e Giustiniani, ma anche a piazza delle Erbe. Zone dalle quali i turisti rischiano di tenersi distanti, alla vista di un tale biglietto da visita.
“Non succede tutte le mattine, fortunatamente – spiega il commerciante, che preferisce non comparire con il suo nome o quello del locale – ma più di sovente al sabato o alla domenica, proprio quando la presenza turistica è più forte. Quando ho scattato la fotografia erano le 9e30 e stavo già iniziando a spazzare via i resti della nottata, poi ho chiamato Amiu e devo dire che sono arrivati e nel giro di pochi minuti hanno ripulito tutto. Ma non è così che deve andare”.
Non è così che deve andare. Intanto perché un locale può arrivare a pagare 15, 20 mila euro di tasse sui rifiuti, ed è quindi necessario un servizio del tutto efficiente. Ma il punto non è soltanto la celerità degli addetti Amiu, impegnati ogni weekend in una lotta contro il tempo per spazzare le strade prima che sorga il sole. Il problema va affrontato alla base, come alcuni dei commercianti del centro storico hanno già iniziato a fare.
Nel 2018 era scattata la sperimentazione Less Glass. Un gruppo di locali avevano iniziato a utilizzare bicchieri griffati cedendoli agli avventori con una cauzione di un euro. Il meccanismo è semplice ed è noto soprattutto in alcuni festival o altri eventi: la maggior parte delle persone restituirà il bicchiere a fine serata per avere indietro il suo euro, oppure si porterà il bicchiere a casa, essendo lavabile e riutilizzabile.
Il sistema Less Gless è stato esportato anche a Torino, dove è nato “plastic free movida”. Un’idea potrebbe essere quella di incentivare maggiormente, con aiuti pubblici o sconti sulle tasse sui rifiuti, chi mette in atto questo sistema.
L’altro problema sono le cannucce: nel 2018 a Genova è stato presentato il progetto di Worldrise, associazione ambientalista per eliminarle del tutto. C’è stato un interesse iniziale e anche il supporto da parte della stessa Amiu, ma nonostante l’eliminazione dell’uso della plastica dalle nostre abitudine sia diventato “il tema” dell’anno – anche grazie alle battaglie di Fridays For Future e Greta Thunberg – le cannucce sono ancora tra noi, inquinano e sono anche complicate da raccogliere per i mezzi meccanici delle società che gestiscono i rifiuti. E quindi la nuova frontiera potrebbe essere questa: no alle cannucce di plastica, sì a quelle edibili o biodegradabili (ma solo se si ha la certezza che finiscano nella raccolta dell’umido), sì alla riduzione del loro utilizzo: c’è davvero bisogno di una cannuccia per bere un mojito?
Anche i mozziconi di sigarette sono una spina nel fianco. A Milano recentemente il sindaco Sala ha annunciato che renderà vietato il fumo per strada, in alcune zone, per esempio alle fermate dei bus. In attesa che anche Genova sia pronta per un passo già fatto anni fa da altre città in Europa e nel mondo, forse basterebbe applicare la legge. Che, in vigore dal 2016, prevede multe dai 30 ai 300 euro. Ma i casi di sanzioni elevate dagli agenti della locale per una “cicca” gettata per terra si contano sulle dita di due mani. La scorsa settimana in consiglio comunale è stata approvata quasi all’unanimità (Guido Grillo, consigliere decano e fumatore incallito ha preferito non partecipare alla votazione) una mozione che impegna il sindaco e la giunta a fare rispettare quella normativa.