Genova. Un grande ammasso di terra sbarra completamente corso Perrone all’altezza dell’ingresso merci dello stabilimento di Ansaldo Energia. Una nuova frana a due mesi (quasi) esatti dal nubifragio che aveva messo in ginocchio Fegino e isolato per una mattinata 120 residenti nella stessa zona. È bastata una quantità irrisoria di pioggia, nemmeno 10 millimetri, a spingere giù la terra di un versante fragilissimo, quello sotto Coronata, che da mesi costringe la protezione civile e i vigili del fuoco a intervenire periodicamente.
La strada è chiusa da ieri sera e al momento non vi sono certezze sui tempi di ripristino. I detriti sono stati ammassati su un lato e le transenne impediscono l’accesso a veicoli e pedoni. I tecnici e i geologi del Comune, in sopralluogo insieme alla polizia locale, non sono sicuri che il costone sia stabile. Nel weekend i fornitori non raggiungono il parcheggio di Ansaldo: il problema si porrà lunedì mattina e solo allora si deciderà se consentire il transito almeno parziale.
Stavolta non è il terreno dell’orto collettivo ad essere franato, ma il tratto più a monte, quello adiacente a via dei Laminatoi sotto l’area ex Colisa. Ed è proprio il responsabile dell’orto collettivo, Andrea Pescino, a raccontare stamattina la sua versione dopo aver controllato di persona: “Qui sopra c’è una piana gigantesca creata per i materiali di scavo del Terzo Valico, ma non c’è un sistema di canalizzazione sufficiente per raccogliere tutta la pioggia che è caduta. Questa massa d’acqua non è stata scaricata e si è fermata sul terreno”.

Non sono molti i palazzi in questa zona. Ma sono numerosi i disagi sopportati dagli abitanti, negli ultimi tempi quelli dovuti al cantiere del ponte e adesso anche le frane a raffica. La strada, in realtà, era chiusa già da dicembre per un muraglione pericolante: per raggiungere la zona di Fegino da Campi si doveva imboccare via 30 Giugno fino alla rotatoria di via Ferri per poi tornare indietro. Ora la frana complicherà ulteriormente le cose.

Pescino si difende dalle accuse di aver provocato la disastrosa frana di novembre per il cattivo stato di manutenzione dei terrazzamenti che gestisce: “Quel materiale ci è caduto addosso dall’alto, erano oltre 1.500 metri cubi di terra. Anche in quel caso la colpa è di una piana artificiale, uno sbancamento realizzato per costruire un palazzo. Non servono soldi e macchinari, ci vuole impegno. Bisogna costruire canali perché l’acqua scorra”.