Genova. Dopo il momento delle emozioni, arriva quello della riflessione. Parliamo del caso Tafida, la piccola bimba di 5 anni in gravi condizioni di salute trasferita il 15 ottobre all’ospedale Gaslini da Londra, dopo la battaglia avviata dai genitori perché non le venisse interrotto il supporto alle funzioni vitali, che pochi giorni fa è uscita dalla rianimazione.
Un passaggio “celebrato” con una conferenza stampa, la cui diffusione ha toccato anche media nazionali e internazionali, ed è per questo che, a distanza di qualche giorno, l’associazione Luca Coscioni, che tra le altre cose si occupa di promuovere l’assistenza personale autogestita e le scelte di fine vita, lancia uno spunto di riflessione: “Questa notizia dimostrerebbe che i giudici inglesi avevano torto ad indicare che il miglior interesse della piccola paziente era un percorso di desistenza terapeutica che l’avrebbe accompagnata a morte. Tafida è in una condizione, stando alle poche notizie cliniche certe, di stato vegetativo o al massimo minima coscienza secondario alla rottura di una malformazione vascolare cerebrale”.
Stando alle dichiarazioni dei medici, ad oggi è stato possibile supportare le funzioni vitali di Tafida, “renderle più confortevoli affinché sia possibile la cura a casa della bambina da parte dei genitori, ossia rendere possibile la ventilazione meccanica e la nutrizione a domicilio“.
“E’ evidente che sarebbe stato possibile raggiungere tale obbiettivo anche nel prestigioso ospedale londinese ove era ricoverata. Ma la questione che si sono posti i giudici ed i medici inglesi era un’altra. E’ questo il “best interest” della piccola? – si chiede il dottor Mario Riccio, anestesista di Piergiorgio Welby, medico, e Consigliere Generale Associazione Luca Coscioni – Sicuramente per i genitori veder continuare la vita, almeno quella biologica, della loro figlia è motivo di consolazione, almeno stando alle loro dichiarazioni. Ma siamo certi che questo è sufficiente a giustificare l’invasività dei trattamenti, tracheotomia e gastrostomia percutanea, a cui è stata sottoposta?”
In conclusione della nota stampa, il medico torna sull’idea di contrapporre “i buoni- cioè il Gaslini, contro i cattivi, i medici e il sistema giudiziario inglese”, cosa che sarebbe “del tutto fuorviante. Necessiterebbe invece una seria riflessione sul valore della vita. Tafida non può e mai potrà partecipare a questa riflessione, rimane soggetto passivo condannata in una condizione artificialmente sostenuta, senza reale possibilità di un ritorno ad una vita attiva. L’unica consolazione è che non può soffrire, nè fisicamente nè psicologicamente- della sua stessa condizione”.