Genova. Neanche la sala gremita di piazza Manzoni, con tutte le forze di opposizione riunite in un curioso antipasto di alleanza elettorale, fa cambiare idea al Comune sul futuro del trasporto pubblico. “Faremo il filobus, siamo vicini alla meta”, ripetono l’assessore Matteo Campora e il mobility manager Enrico Musso che ci hanno messo la faccia di fronte all’agguerrito pubblico del Tramday for tramway, organizzato dall’ex saggio Fiorenzo Pampolini per chiedere a gran voce di ripensarci e virare sulla tranvia dopo lo stop imposto dal ministero dei trasporti.
“Il nostro piano non è stato bocciato, chi lo dice afferma il falso. È stato approvato ma siamo stati rimandati. Certo, la documentazione fornita non era da trenta e lode”, ripete Musso che all’università ci lavora. “Ci hanno chiesto un approfondimento per quanto riguarda le mappe”, specifica finalmente l’assessore, confermando che la ragione tecnica del no, sebbene non ancora ufficiale, sarebbe l’assenza di un progetto che mostri chiaramente dove il filobus avrà un percorso protetto e dove invece sarà prigioniero del traffico. Soprattutto in Valbisagno, dove il tema è tornato scottante.
Ora si attende che il ministero dei trasporti formalizzi la richiesta di integrazioni anticipata da una nota del sottosegretario M5s Roberto Traversi. I documenti andranno inviati entro il 30 aprile 2020. E se andasse male pure stavolta? “Mi sentirei di escluderlo – sorride Musso – anzi, direi che siamo molto vicini alla meta“. Eppure fonti vicine al Pd sussurrano che a Roma si farà di tutto per non concedere quei finanziamenti finché non ci sarà scritta la parola ‘tram’, creando così al centrodestra una notevole pietra d’inciampo in vista delle prossime regionali.
Non a caso nella sede del municipio Bassa Valbisagno si sono fatti vedere un po’ tutti: Pd, Linea Condivisa, Movimento 5 Stelle, ambientalisti vecchi e nuovi, comitati, associazioni, gruppi Facebook. In prima linea i presidenti di vallata, Massimo Ferrante e Roberto D’Avolio, perché “ormai qui muoversi è un’impresa e bisogna capire che il trasporto pubblico necessita di scelte che vanno contro quello privato”. Tutti uniti per un solo obiettivo: il tram. “È più attrattivo, porta più persone, riqualifica le zone dove viene introdotto, si trova in tutte le città europee”, ripetono a nastro Fiorenzo Pampolini ed esperti come il giovane ingegnere Alfredo Perazzo, un altro fuoriuscito dalle grazie della giunta Bucci. Si portano gli esempi di Firenze, di Bologna (che ha i filobus ma che ha appena ottenuto 200 milioni per il tram), della Francia che ha dotato 29 città di tranvie spendendo 20 miliardi.
Nulla da fare. Il Comune difende la sua scelta. “Se pensate che io sia nemico del tram vi siete sbagliati – dice Musso alla platea – anzi il tram era una delle alternative prese in considerazione”. Poi aggiunge: “Ho notato che c’è una totale disinformazione sulle caratteristiche del filobus, ognuno lo pensa come si potrebbe pensare al tram di cinquant’anni fa. Invece ha caratteristiche paragonabili a quelle del tram con costi di costruzione e tempi di realizzazione che vanno da metà a un terzo”. Anche Campora fa esercizio di dialettica: “Non facciamone una guerra di religione. Se riceveremo i finanziamenti faremo in modo che il filobus viaggi esattamente come potrebbe fare il tram”.
L’obiettivo dichiarato in realtà trova molti ostacoli, a partire dal peccato originale della Valbisagno che non ha spazio a sufficienza per tracciare corsie riservate lungo tutto il percorso in sponda destra. “Laddove è impossibile ce ne faremo una ragione. In alcuni punti, se si fa una corsia protetta non ci passa nient’altro”, allarga le braccia Musso. Il cuore del problema è esattamente questo, ed è quanto abbiamo cercato di documentare a bordo del mezzo pubblico. Nell’imbuto del traffico finiranno anche i filobus, e allora addio velocità. Adesso gli uffici di Campora cercheranno di rimediare alle lacune di Balleari, ma senza misure impopolari – come l’eliminazione di parcheggi in strada o l’istituzione di una zona a traffico limitato – il nodo non verrà mai sciolto. Quello che assicura il mobility manager è che “non ci sarebbe comunque alcuna differenza tra l’ipotesi filobus o tram, se ci passa uno ci passa anche l’altro, non sono dieci centimetri a fare la differenza”.
Nota a margine: nella sala di Ferrante non si parla mai di Skytram. L’avveniristica idea della monorotaia sopraelevata lungo l’argine del Bisagno sembra sparita dai radar. I soldi al ministero non sono stati mai chiesti, anche perché a supportarlo non c’è alcun progetto, nemmeno in fase preliminare. Quella che invece sta emergendo è una proposta per far ‘scendere’ la metropolitana dal piano ferroviario di Brignole trasformandola in una tranvia a raso lungo la valle. Un’idea per nulla innovativa, che potrebbe però tornare in voga se da Roma non arrivassero le risposte sperate.