Genova. Da una parte un ampio fronte di partiti, comitati e associazioni che il 6 dicembre scenderà in piazza a San Fruttuoso per chiedere il tram in Valbisagno. Dall’altra la giunta Bucci che insiste con l’idea del filobus: “Il progetto è quello e non si cambia“, assicura l’assessore alla mobilità Matteo Campora. È il duplice effetto della bocciatura arrivata venerdì da Roma dopo le lagnanze del sindaco al presidente Mattarella: per ora il piano da 547 milioni presentato dal Comune non sarà finanziato perché “non risponde ai requisiti minimi del progetto di fattibilità richiesto dal Mit”, aveva annunciato in una nota il sottosegretario ligure Roberto Traversi (M5s).
Si profila, insomma, l’ennesimo scontro sulla mobilità dopo anni di assemblee pubbliche, riflessioni e dibattiti. Ma il vero tema – che poi, secondo indiscrezioni, sarebbe cruciale dietro alle motivazioni tecniche addotte dal ministero – è che non è mai stata resa nota un’ipotesi di tracciato per la filovia sulla direttrice più critica, la sponda destra della Valbisagno, che risulta quella col maggior bacino d’utenza.
Che si tratti di tram o filobus, infatti, l’asse previsto dal Pums già approvato dal Comune risulta “protetto” per il 57%. Significa che quasi la metà del percorso sarebbe sempre in sede promiscua. E questo, come abbiamo dimostrato di recente nel nostro viaggio on the road in ora di punta mattutina, vanificherebbe ogni sforzo perché i mezzi pubblici, nel tratto tra San Gottardo e Molassana, finirebbero strozzati nel traffico privato. Mai risolti i conflitti coi comitati, su tutti quello dei commercianti delle Gavette, che si sono sempre opposti a una ztl in favore della busvia (o tranvia) e alla cancellazione di posti auto. E infatti le carte presentate a Roma, probabilmente lacunose sotto questo aspetto, non sono mai emerse.
Così, per superare i limiti di spazio della sponda destra, era nata l’idea dello Skytram, che al momento è solo uno schizzo su carta: non c’è un progetto, non ci sono richieste di finanziamento a Roma, solo l’ipotesi di un project financing con investitori che ancora non si conoscono. Tra le incognite c’è poi il piano di bacino del Bisagno che impedisce di affondare piloni nell’alveo prima che sia pronto lo scolmatore (2023, nella migliore delle ipotesi), anche se i proponenti assicurano che si potrebbe costruire tutto sull’argine esistente evitando strutture invasive.
Da Tursi assicurano che il progetto del filobus “non è stato bocciato. Anzi, il ministero ha mostrato di gradire”, riferisce l’ex senatore Enrico Musso, mobility manager del Comune. Cosa manca allora? “Da quanto ci risulta ciò che ha impedito di concedere i fondi sono state alcune carenze nel progetto di fattibilità tecnico economica. Lo rifaremo a regola d’arte”. Quindi nessun ripensamento all’orizzonte, ma un’integrazione da presentare entro il 30 aprile 2020, termine comunicato dallo stesso Traversi per accedere al ‘ripescaggio’, visto che nel frattempo la ministra De Micheli proporrà il finanziamento di tutte le istanze giudicate ammissibili per un totale di 2,4 miliardi.
Nel frattempo l’ex saggio di Balleari, Fiorenzo Pampolini, voce storica dei comitati a sostegno del ferro, chiama tutti a raccolta con una giornata dal titolo evocativo, “Tramday for tramway” ospitata dal municipio Bassa Valbisagno. “Ci troveremo alle 15 in piazza Manzoni – spiega – e l’obiettivo è essere in tanti per proporre quella che riteniamo essere la soluzione migliore, in grado, come in tutta Europa, di ridurre la congestione stradale e l’inquinamento”. Si andrà avanti con un convegno, a seguire l’aperitram alle 19.30 e dalle 21 due ore di musica nella sala del municipio. Tra i sostenitori ci sono i partiti di opposizione (Pd, Leu, Linea Condivisa, M5s), ma anche i seguaci dell’ex assessore Merella, i ragazzi di Fridays for Future, Legambiente e Wwf, più una nutrita schiera di associazioni e comitati.