Genova. Nono giorno di permanenza per le orche all’entrata del porto di Pra’ e secondo i ricercatori iniziano a vedersi i primi segni della fatica. “Si vede come due esemplari abbiano perso un po’ di peso – scrivono gli esperti di Whalewatch sulla propria pagina Facebook – lo si nota attorno alla testa nella parte adiacente allo sfiatatoio. Tutto ciò è stato possibile paragonando le foto fatte in questi nove giorni di permanenza”.
Il pod, composto da un maschio adulto, tre femmine e un cucciolo morto, nuota costantemente all’imboccatura del bacino tra Pra’ e Voltri. Nelle scorse ore sembrava che prendessero il largo, ma poi sono sempre tornate nella solita posizione. Andavano proprio in cerca di pesce. La madre, stimolata dall’ossitocina, continua a trascinare il piccolo senza vita e questa situazione induce l’intero gruppo a fermarsi.
Sui social continuano le polemiche da parte di chi sostiene che i monitoraggi siano troppo invasivi e che sarebbe meglio aiutare il gruppo, magari somministrando del cibo. “I dati sono fondamentali per delineare un quadro chiaro, da questo poi si svilupperanno un sacco di considerazioni in diversi settori: quello della ricerca e non solo, quello dell’habitat in cui vivono questi esemplari, la conoscenza e lo sviluppo dei Santuari e molte altre cose”, rispondono i ricercatori di Whalewatch.
Impossibile anche dar loro da mangiare perché sono abituate a cacciare e disdegnerebbero il cibo fornito dall’uomo. “Questi sono animali liberi. L’uomo può solo decidere quello che fare: foraggiarle con menu speciali e diete succulente, senza cavarne un ragno da un buco, o studiare e capire l’evento traendo le dovute considerazioni”, concludono gli esperti.